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Mazzarri l’ha sbagliata, il tempo per piangere non c’è. Ma che rabbia averla persa così

La sfida di ieri lascerà qualche strascico, ma non si può non immaginare una partita che il Napoli poteva evitare di perdere se non avesse commesso errori marchiani e, ancora più grave, recidivi. Mazzarri ha impostato una gara d’altri tempi, tutta imperniata su marcature ad uomo e contropiede veloce, ma non è bastato questo atteggiamento da provinciale per uscire indenne dallo Juventus Stadium.

LA PARTITA – Nel suo complesso la partita non è stata bella; le due squadre si son date battaglia e si sono equivalse sotto il profilo della corsa e del pressing. Ecco, da questo punto di vista il Napoli ha tenuto testa più che dignitosamente alla Juventus. I moduli erano speculari, dando vita ad un incontro dove i molteplici duelli “face to face” sarebbero potuti risultare decisivi. Ciò non si è verificato, con la Juventus capace di portarsi sul doppio vantaggio sfruttando al massimo gli episodi che potevano esserle favorevoli. Il colpo di testa di Caceres è stato mortifero, un esempio di cinismo in una lezione che il Napoli stava per impartire già nella prima frazione di gara, con quella meravigliosa punizione di Cavani che nove volte su dieci finisce in rete dopo aver incocciato sotto l’incrocio dei pali. Il gol di Pogba, invece, è anche frutto della sfortuna e logica conseguenza di una partita che andava poi reimpostata sia tatticamente che mentalmente, ma a cinque minuti dalla fine era praticamente impossibile.

LA TATTICA – La tanto decantata marcatura su Pirlo non è servita a granché, anzi si è dimostrata deleteria per due aspetti: marcare Pirlo”a uomo” va bene, ma non se è Hamsik il deputato ad eseguire il compito. Inoltre, ponendo lo slovacco a guardia del regista bianconero, si è persa anche la possibilità di attivare un uomo d’attacco al momento opportuno. Pirlo a parte, il Napoli ha faticato tantissimo per arrivare nella trequarti bianconera a causa del maggior vigore atletico di Vidal e Marchisio che, pur non giocando la loro miglior partita, hanno affrontato un centrocampo azzurro ai minimi storici. Hamsik, Inler e Behrami non hanno mai dato qualità alla manovra e mai hanno dato rifornimento alle due punte, Cavani e Pandev poco incisivi, anche se il Matador è stato uno dei migliori della squadra. La difesa stava giocando una partita tutto sommato onesta fino ai fatidici 120 secondi in cui la Juve ha fatto suo l’incontro. Fino a quel momento Giovinco, unico elemento a creare davvero situazioni di panico, veniva controllato in maniera più o meno efficace. L’unica macchia sulla realizzazione di Caceres, lasciato clamorosamente libero di staccare nel cuore dell’area azzurro.

 L’ATTEGGIAMENTO – Il Napoli è salito a Torino con fare rinunciatario, con la ferrea volontà di limitare i danni e rientrare con il punticino in sacca, con la speranza di piazzare il colpo a sorpresa da tre punti. Il piano è miseramente fallito e per quanto Mazzarri predichi la buona partita del Napoli, si fatica a comprendere come una squadra che non abbia mai tirato in porta possa aver giocato bene. Punizione di Cavani esclusa, il Napoli non ha mai messo creato pericoli alla retroguardia bianconera. Mazzarri non ha mai osato, e la gestione dei cambi è apparsa a dir poco passiva. Maggio, ad esempio, sta confermando la sua parabola discendente fatta di prestazioni assai negative. Era preferibile concedere uno scampolo di partita a Mesto per ovviare alle mancanze che, in questo scorcio di stagione, il laterale vicentino sta palesando. Si poteva, e si doveva, dare maggior vigore ed energie al centrocampo con l’ingresso di Dzemaili, al posto di un Hamsik completamente fuori partita e snaturato, come detto, dalle mansioni affibbiategli da Mazzarri. Si poteva inserire Insigne molto prima dell’85’, al posto di Pandev non al meglio e sicuramente stanco per gli impegni internazionali a cui è stato chiamato. Magari il Napoli avrebbe perso lo stesso, ma lo spazio per i rimpianti sarebbe stato estremamente ridotto.

IL PARADOSSO –  Tra i pochi a salvarsi della spedizione azzurra ci sono Cavani e Zuniga, o meglio quei calciatori che, per essere della partita, hanno dovuto sobbarcarsi un quantitativo smisurato di chilometri, causa trasferte intercontinentali per gli impegni nazionali. Tutto ciò a testimonianza di quanto siano state inutili le chiacchiere e le polemiche che hanno alimentato la vigilia di questa partita, arricchendola di una carica tensiva che al Napoli forse non ha fatto bene. Certo, non parliamo di una prestazione sfavillante di Cavani e Zuniga ma , per quanto concerne l’uruguaiano viene automatico chiedersi dove trovi tante energie per la moltitudine di metri che riesce a coprire nell’arco della partita. Anche ieri, era il primo difensore a spazzare via l’area di rigore ed immediatamente dopo diventava il terminale offensivo della manovra. Farlo dieci/dodici volte a partita, dopo essere tornato in Italia avendo percorso 30.000 chilometri in giro per il globo, e con un fuso orario solo parzialmente smaltito dà l’idea di quanta sia grande la mole di lavoro svolto dal Matadoro. Pazienza se il gol non è arrivato, ci è andato davvero vicino, ma la traversa gli ha negato la gioia di una rete importante quanto spettacolare. Per quanto riguarda, invece, il colombiano, ha giocato una partita sufficiente, senza strafare ma senza commettere errori contenendo Lichtsteiner, giocatore  “scorbutico” capace di mettere in difficoltà qualsiasi avversario.

L’ARBITRAGGIO – Dopo Pechino si era giunti alla gara dello Juventus Stadium per una sorta di prova del nove della classe arbitrale, e Damato, va detto, ha arbitrato in maniera pulita e lineare aiutato dalla condotta di gara dei calciatori in campo. Episodi controversi non ce ne sono stati, anche perché la partita, per la maggior parte del suo svolgimento, stagnava a centrocampo ed in area di rigore non ci sono stati episodi di rilievo. Meglio così, complimenti a Damato dunque.

LE CONSEGUENZE –  Il campionato non è finito ieri sera; la Juventus è lontana solo tre punti, ma non è solo ai bianconeri che il Napoli deve guardarsi: la Lazio ha battuto il Milan spedendolo il un pozzo senza fondo e portandosi ad una sola lunghezza dagli azzurri, mentre l’Inter sta risalendo velocemente la china. Chi pensava che Juventus e Napoli potessero esercitare un duopolio in questa Serie A 2012/13 si sbagliava. La sconfitta ridimensiona le ambizioni, almeno sul brevissimo periodo, ma il tempo per piangersi addosso e leccarsi le ferite non c’è, visto l’imminente impegno di Europa League contro la Dnipro Dnipropetrovsk, una partita importante per verificare quale siano le velleità della squadra di Mazzarri nella manifestazione. Perdere in Ucraina significherebbe compromettere il cammino nel girone ed un contraccolpo psicologico che potrebbe riversarsi anche in campionato. Non ci auguriamo ne l’una, ne l’altra cosa.

 

Articolo modificato 21 Ott 2012 - 16:48

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Scritto da
redazione