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Il più triste spettacolo prima del week-end che conduce all’Udinese in realtà è anche il più brutto di tre anni sontuosi e di quel 3-0 senza reagire, in quello scivolone internazionale che ora spinge anche a riflettere sulla opportunità di rimescolare le carte in maniera così massiccia, ciò che emerge dal tunnel nel quale il Napoli d’Europa League si ritrova è l’incapacità di rappresentarsi alla Mazzarri, di dare un senso al turn-over, di scovare qualcosa che resti. La prima “macchia” gigantesca di un’epoca caratterizzata da una serie di successi consecutivi lascia qualche ferita aperta e ingigantita dalle luci del “Philips Stadion”, con il coro dei mille e seicento che diventa un’eco e quasi una preghiera: “Meritiamo di più, meritiamo di più”.

NO, COSI’ NO – Psv 3, Napoli 0: da lasciare pietrificati, anche un po’ sconcertati, perché non era mai accaduto in oltre cento partite con Mazzarri in panchina che si fosse appiattito un gruppo intero: 3-0 pure a Monaco di Baviera, verso la fine del primo tempo, e però ci furono sussulti e quello era uno squadrone; e sconfitte casalinghe con la Roma di Luis Enrique o anche con l’Atalanta, almeno provandoci e dando l’impressione di esserci. Invece Eindhoven diviene il punto più basso del triennio e contiene una serie di concause che ai mille e seicento al seguito, sistemati nelle curve o anche in tribuna, e comunque accovacciati su se stessi, consente solo di invocare con un filo di voce e però senza rabbia, mentre i fumi della doccia stanno provando a rimuovere il veleno dallo spogliatoio, una invocazione: “No, così no”.

RIPARTIRE – S’era intuito in avvio, che sarebbe stata una nottata dura da far passare; e poi s’è avuta conferma mentre le lancette dell’orologio scandivano la “mattanza”, con Aronica e Cannavaro che le tentavano tutte per andare ad occupare lo spazio, per tentare di far scattare la cerniera; per contenere i danni collettivi. Una spruzzata di esperienza nelle diagonali, un suggerimento a Fernandez, una mano per incoraggiare Rosati, una pacca a Cavani dopo il tentativo fallito di rimettere in gioco una gara persa forse ancor prima di giocarla, e uno sguardo anche disorientato.

SALUTI – Poi, alla fine, ci hanno messo un po’ tutti la faccia, andando là sotto a congedarsi dal pubblico che li aveva seguiti, sperando in una serata migliore, e mentre quel coro flebile, s’alza e scompare quasi rispettosamente sul nascere, nel “meritiamo di più” a cui gli azzurri vanno incontrano replicano le teste ciondolanti che quasi sembrano chiedere scusa o comunque mostrare comprensione per quell’amarezza ch’è pure del Napoli oltreché della propria gente, rimasta poi all’esterno del “Philips Stadion” semplicemente per salutare.

CHE RABBIA! – Lo stanzone, alla fine, è avvolto nel silenzio, nelle facce scolorite che sfilano via, in una fuga verso Udine e la rivincita da avviare immediatamente, in quel desiderio di rimettersi a correre che si nota dall’espressione di Aronica e De Sanctis, nella malinconia di Cavani che almeno ha avuto la possibilità di sorridere offertagli dal fratello Christian, piombato mercoledì a sorpresa a Eindhoven per andare a gustarsi qualche perla di famiglia ed invece pure lui rimasto stordito da un 3-0 che all’inizio della ripresa aveva già archiviato l’Europa League e ricondotto il Napoli verso il campionato nel quale presentarsi con la rabbia che sta implodendo e che chiede campo per “risarcire” i mille e seicento che ora restano lì ad osservare.

Fonte: Il Corriere dello Sport

 

Articolo modificato 5 Ott 2012 - 10:32

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Scritto da
redazione