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Ricordate il film “Misery non deve morire”, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King? Ebbene, oggi il tifoso partenopeo rischierebbe una reazione simile alla protagonista del film (un’incontenibile Kathy Bates) se il grande condottiero Walter cercasse di mettere fine alla sua esperienza azzurra.

Mazzarri è davvero l’anima del Napoli, il talento che fa tutti gli altri talenti, il condottiero per il quale i soldati sono pronti a morire allegri, gettandosi nel fuoco della mischia. Di Napoleoni, di Cesari, di Alessandri la storia ne conta rarissimi esempi, e Mazzarri, in una trasposizione simbolica, ne è un esempio moderno collocato però non sui campi di Waterloo o di Farsalo o di Ipso, ma sull’erba circoscritta di un rettangolo verde.

Non si può perdere Mazzarri; perderlo significherebbe il dissolvimento di una costruzione che ora si staglia magnifica, significherebbe il crollo delle certezze, dell’automatismo che regala serenità. Napoli e il Napoli hanno bisogno della sua grinta, dell’incontentabilità, del suo furore, del suo proteggere dalle intemperie la squadra.

Perderlo significherebbe ricominciare daccapo, e proprio sul più bello. Mazzarri non deve “morire”, questa squadra è Mazzarri, l’ha plasmata lui, è lui che di Cavani ha fatto una belva, di Campagnaro un monumento, di Maggio un missile non convenzionale. I giocatori non sono solo gambe, sono anche testa. E quella testa è gran parte merito dell’allentaore. Abbiamo visto tutti cosa è successo a Catania per aver smarrito la cattiveria e la ferocia. Se Walter andasse via, chissà quante Catania..

No, Mister, lei non deve “morire”

Carlo Lettera
Riproduzione riservata

Articolo modificato 28 Set 2012 - 11:31

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redazione