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Non è possibile non volergli bene, non averlo nel cuore. La sua timidezza lo colora di bianco e nero, di un calcio d’altri tempi. Quella sua faccia spaurita nei primi mesi, di “ragazzo di campagna” che giunto in città è atterrito dai clacson, dalla folla, dalle luci artificiali che non fanno dormire.
E cerca riparo, vuole tendere la mano per farsi aiutare ma si pente del pensiero. Napoli lo ha capito, e anche quando il timore gli ghiacciava i piedi e i muscoli mai ha osato torturarlo con gli spillini dolorosissimi dei fischi. Lo vorremmo abbracciare tutti, magari sorridergli mentre al buio della sua stanza risogna l’alba delle sue Ande, i volti degli indios.

Ma non lo aspettiamo solo in virtù di un’operazione umanitaria, lo attendiamo benevoli perché in lui ci crediamo. Ha i numeri, ha i colpi, si intuisce che se solo la sua testa glielo permettesse spaccherebbe porte e avversari. La sfortuna ci mette del suo, soffia su un pallone perfetto e lo ricama sul palo, così Edu ancora non gioisce. Ma lo farà, e allora cari tifosi, non un semplice urlo, ma un boato. Questo ragazzo ha solo bisogno d’amore, poi sarà lui a farci innamorare.

Carlo Lettera

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Articolo modificato 26 Lug 2012 - 17:12

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Scritto da
redazione
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