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Ingiusto fischiare il Napoli. Mortificare chi ha fatto anche sognare. Rinnegare un amore, adesso che ne scopre età, affanni, rughe. Ha perso ieri anche il pubblico. Facile cantare dopo le vittorie, ingenuo non accorgersi che nell’euforia dissennata della Champions il Napoli ha perso gioco, dignità tattica, saldezza morale. Che beffa, tutto accade davanti all’Atalanta: in tribuna Marino, il dirigente che con De Laurentiis l’aveva costruito.

Forse per rimarcare l’importanza di Maggio nei suoi meccanismi, il Napoli non cerca un esterno che sia probabile sostituto, ma addirittura demolisce la verticale destra. Sembrava Campagnaro la soluzione ideale, anche la più ovvia: ex ala destra, velocità progressiva e persino brillante in slalom, di solito schierato nella difesa a tre può candidarsi sia nella formula a 4 che da quarto di centrocampo a destra.

Campagnaro comincia invece come difensore puro a sinistra, opposto a Schelotto che parte da lontano e gli crea non pochi disagi. Fernandez centrale conferma in una serata impossibile la sua severa eleganza nel duello con Denis, argentino con lo stesso fisico ma dotato di furore aggressivo. Gli allenatori si misurano su un altro duello: Mazzarri lo cerca, Colantuono lo evita e ne fa l’interessante chiave tattica.

Il Napoli sa che gioca il piccolo e dinamico Moralez, tira dalla naftalina del suo guardaroba l’abito su misura: Grava. Elementare, no? Macchè, l’Atalanta richiama Morales nel ruolo più scorbutico per il Napoli. Ne fa un imprevedibile e generoso fantasista tra le linee, nella scia di Denis con movimenti orizzontali. Moralez va quindi a infastidire Campagnaro aprendo un varco a Schelotto o aspetta che sull’altro versante si allunghi Bonaventura, giochino che riesce bene portando l’Atalanta in vantaggioe il Napoli in tilt. Nel primo tempo l’Atalanta subisce una prodezza del solito Lavezzi, ma è più tenace nei contrasti, più razionale nei movimenti, più rapida negli scambi. Si evidenziano alcune sbavature: Dzemaili schierato a destra tende spesso al centro, lasciando scoperta la fascia. Alle sue spalle, ignorato da Moralez, c’è Grava insofferente come un pendolare che aspetta un treno in ritardo.

Non sa che fare. Pandev, più goffo che agile stavolta, potrebbe cercare spazi proprio sulla destra, ma sembra più attratto dalla vanità del rifinitore. Concede suo malgrado qualche avventura anchea Peluso, quando la fascia non è presidiata da Dzemaili condizionato dalla nostalgia del gol e delle sue classiche proiezioni da mediano interventista.

Inevitabile per il Napoli attaccare al centro, sospinto da Hamsik che deve guidare. Può sembrare un paradosso, ma il Napoli che ha imposto in forme magistrali il gioco sulle corsie sfodera due esterni che affondano come lame partendo da lontano: Schelotto e Bonaventura. Inevitabile anche il pentimento di Mazzarri: si accorge che il test di Campagnaro mancino è solennemente fallito, davvero una idea stravagante, peraltro inconsueta e temeraria in un allenatore che non cambia mai strada quasi guidasse un tram sui binari, ma stavolta a Mazzarri si riconosce l’onestà di ammettere l’errore. Riporta Campagnaro dove gioca meglio e da sempre, a destra. Non subito sostituisce però Grava che mogio mogio si porta alla sinistra di Fernandez, nella speranza di rendersi utile. Ma Morales chi deve controllarlo? Nell’attesa, l’Atalanta raddoppia trovando la difesa tutta fuori posizione. Non è solo colpa della difesa, perchè è protetta male da una inedita coppia di centrocampo: Hamsik e Gargano. Il primo nel nuovo ruolo di mediano di regia non dà i tempi, l’altro corre scarabocchiando passaggi, un suo rinvio maldestro favorisce il terzo dell’Atalanta.

Il Napoli non ha più fluidità nè gioco. La sostituzione di Hamsik lascia altri dubbi: non era meglio tirar fuori l’inutile Grava o l’irriconoscibile Pandev? Hamsik è bocciato due volte: prima di giocare, quando cede a Pandev la posizione a ridosso delle punte Lavezzi e Cavani, poi in partita quando con dignità pari all’amarezza lascia il ruolo di mediano.

Sembra tutto congiurare contro Mazzarri nel finale: Pandev il preferito corona la sua pessima gara con un isterico fallo su Moralez e l’espulsione.  Si immagina la sofferenza dell’orgoglioso tecnico che ritira finalmente Grava per inserire Aronica in una partita ormai compromessa. Difensore per un difensore, che senso ha? È la prova del difficile momento di un allenatore che aveva costruito un micidiale congegno offensivo sul terzetto con ripartenze fulminee ed esterni talvolta invincibili.

Non la Champions, la sindrome della Champions ha mandato in pezzi quel Napoli. Rimontarlo non era facile nel morale e nella formula, difficilissimo reinventarne uno in corsa. Mazzarri parlava spesso di miracoli, se ne vantava anche, ma questo proprio non gli è riuscito.

Fonte: La Repubblica

Articolo modificato 12 Apr 2012 - 11:09