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Scusate il ritardo. Ci ho messo un paio di mesi a capire che quando De  Laurentiis disse che l’obiettivo vero del Napoli era la Champions non si  trattava di una battuta ma di un progetto concreto. Ammesso che nel  calcio si possano fare progetti concreti. L’unico che non ha esibito  progetti, per questo campionato, è Antonio Conte: e infatti è arrivato  in testa alla classifica e attende solo che la Juve incontri il Napoli.  Dopo – a seconda del risultato – ci farà sapere. Ieri ho parlato con  Marchisio: «Se riusciremo a battere il Napoli – dopo il Milan –  parleremo di scudetto». Allegria.
Ma la Champions c’è e mi auguro anche il miglior Napoli. Soprattutto  nello spirito. Lo spirito delle grandi imprese esibito dal giorno in cui  Mazzarri s’è seduto sulla panchina, s’è tolto la giacca, ha esibito la  camicia bianca non come una bandiera di resa ma come l’annuncio di una  rivoluzione. E allora ricomincino da quel giorno, gli azzurri, quando  domani gli si presenterà il City. E ricordino che al primo impatto con  l’Europa, a Manchester, proprio a Mancini fu imposta la supremazia  tecnica e tattica del Napoli felicemente giunto alla Champions, del  Napoli che con un po’ di rabbia in più avrebbe potuto cogliere anche il  tricolore 2011. Non voglio neanche pensare al Napoli che in campionato  ha consentito al Chievo, al Parma, alla Fiorentina, al Catania e alla  Lazio di sfidare e infrangere la dura legge del San Paolo. Non voglio  pensare che contro il City si debba rivedere il Matador Cavani farsi in  quattro in ogni zona del campo invece di pensare al gol, soltanto al  gol; non voglio pensare a un Hamsik che scompare davanti ad avversari  infinitamente inferiori perché ha forse la testa altrove, magari alla  Champions, anche se qualcuno dice maliziosamente a Milano. Voglio  piuttosto pensare che l’esempio del Pocho sia contagioso: che tutti,  come lui, come il primo Lavezzi “allevato” da Reja, moltiplichino  intelligenza e energie per fare un altro passo avanti in Coppa. È  Lavezzi il protagonista della favola napoletana, a lui sarebbe bello  dedicare la statuina del presepio con i colori dell’Europa mescolati  all’azzurro napoletano. E ho fiducia in Aronica, Campagnaro, Gargano, i  supergregari capaci di reggere l’impatto con un City cresciuto rispetto  ai primi calci d’estate – come Balotelli – e tuttavia ancora all’altezza  del Napoli più bello e più forte che abbiamo conosciuto. E prim’ancora  di puntare sul miracoloso fluido del popolo del San Paolo che da sempre  dà forza alla squadra voglio immaginare un Mazzarri capace di offrire  alla sua gente, alla sua squadra, ai critici – anche a me, dunque – il  capolavoro stagionale: l’introduzione felice a un futuro non solo  europeo ma anche italiano. Scusate il ritardo deve dirlo anche lui,  perché ancora c’è tempo e modo per risalire la classifica soprattutto se  il Napoli saprà trarre dalla prossima sfida il viatico per una  rinascita piena e sicura. Il futuro e nelle mani dei giocatori e del  loro tecnico fino a poche settimane fa applauditi senza riserve. Vediamo  se sono capaci di fare un salto nel recente passato per affrontare il  futuro.

Fonte: Il Roma

Articolo modificato 21 Nov 2011 - 09:21