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Vinicio, quarant’anni dopo è una bella soddisfazione.
“Soprattutto perché i complimen­ti arrivano da un collega livorne­se, che dunque non ha vissuto quell’epoca. E che però non ha avuto difficoltà a raccontare ciò che la gente gli racconta”.

Due Napoli a confronto: si può fa­re?
“Il tempo passato è enorme, si parla di calcio diverso, costruito in momenti e circostanze diffe­renti. Volendo, si può tentare. Ma resta un esercizio complicato”.

Andiamo sulla prima analogia.
“Il mio Napoli, penso di non esse­re presuntuoso, battè una strada nuova: rappresentammo un’inno­vazione. E anche questo di Maz­zarri sta facendo la stessa cosa. Oggi come allora il potere era al Nord, oggi come in quelle stagio­ni si tenta di sovvertire il potere”.

Ma si può fare, adesso?
“A me sembra che sia l’annata buona, che ci siano le condizioni generali per riuscire. Il Napoli di Mazzarri è la squadra che ha le maggiori chanches, come dimo­strano queste prime giornate: le vittorie sul Milan e sull’Inter, molto nette nel punteggio, forni­scono indizi importanti”.

E questa Juventus non le piace, par di capire….
“E’ nella sua prima fase delle ri­costruzione. Sta crescendo, ha un nuovo stadio, ha euforia, entusia­smo, ma penso che dal punto di vista tattico sia ancora dietro al Napoli: e, alla distanza, queste differenze emergono”.

Torniamo al paragone: i suoi lea­der…
“Impossibile dimenticare Toton­no Julaino, capitano carismatico, un’eminenza. E poi la grinta di Sergio Clerici, una forza della na­tura. E la personalità di Brusco­lotti. Faccia caso: un difensore, un centrocampista e un attaccante”.

Infatti: s’intuiscono, dunque, i leader di oggi….
“Direi Lavezzi su tutti, perché in­cide nel tessuto tecnico come nes­sun altro, perché è decisivo sem­pre. Poi Hamsik, che per me ha una intelligenza superiore alla media; e, per completare, l’asse difensivo Cannavaro-De Sanctis: uno ha superato le difficoltà am­bientali alla grande, l’altro rap­presentauno dei migliori portieri in circolazione”.

Qual è il rischio?
“Che la gioia diventi incontrolla­bile, ma vedo e sento Mazzarri e mi accorgo che ha ben capito co­me affrontare il pericolo. Sta sempre con i piedi per terra, ad ogni complimento fa seguire un avvertimento. E’ così che si pon­gono le basi per la vittoria”.

Perché non va allo stadio?
“Perché mi godo la partita in tv, vedo i replay, riesco a contenere le emozioni. Oramai le telecame­re ti portano nel vivo del gioco”.

Cosa le piace di questo Napoli?
“Direi quasi tutto. Ha organizza­zione,ha carica agonistica, non molla mai. Sa quello che vuole, ma cerca di ottenerlo attraverso il bel gioco. Mai un pallone butta­to via”.

Ci sarà pur qualcosa che non le piace, Vinicio?
“Fatico a trovare un difetto, ep­pure sono un uomo che non si la­scia contagiare dall’ottimismo circostante. So bene che sarà im­possibile uscire sempre dal cam­po soddisfatti e con i tre punti in tasca, ma questa squadra merita gli applausi pure quando perde”.

Un calciatore dal quale è rimasto impressionato?
“Zuniga, per aver imparato in fretta la lezione. Arrivò e venne contestato. Ora gioca ovunque, a destra o a sinistra o a trequarti di campo. E non ne sbaglia una. Ha corsa, ma anche umiltà”.

Il calciatore sottostimato?
“A volte ho il sospetto che De Sanctis non sia giudicato per quel che vale: non so quanti punti rie­sca a dare, nel corso della stagio­ne, ma è fortissimo. E se poi mi concede una deroga, cito anche Maggio, va come un treno, segna o sforna assist: che spettacolo”.

Questo Napoli, a differenza del suo, è figlio di un progetto a lun­ga gittata….
“L’era De Laurentiis è stata ed è felicissima: in sette anni dalla se­rie C alla Champions, sa di mira­dicolo. E poi acquisti azzeccati, che durano: penso a Gargano, ad Hamsik, a Lavezzi, a chi sta qui da quattro-cinque anni, è arriva­to bambino e sta diventando uo­mo”.

E’ un Napoli vincente, a naso?
“A completare l’opera c’è stato poi l’avvento di Mazzarri e del suo staff: all’improvviso, è cre­sciuto il gruppo, la sua consape­volezza, come si dice ora l’auto­stima”.

Il suo era calcio totale e quello di Mazzarri?
“C’è partecipazione collettiva, dunque ci sono vaghe somiglian­ze. Io feci stupore con la zona, ora il Napoli è tra le poche squadre che difende a tre. Mazzar­ri come me non vive sugli spunti dei singoli, perché chiede ed ottiene da chiunque la disponibilità al sacrificio. Lo schema innanzitutto”.

Una curiosità: ha citato tanti calciatori ed ha di­menticato Cavani….
“E no, lo tenevo per il fi­nalino. Perché un attac­cante che segna tanto co­me lui, che segna in ogni modo, merita un capitolo a parte. Cavani è comple­to, direi ultramoderno: fa il bomber e fa il difensore, attacca e difende. Può so­stituire Careca, nel cuore della gente, perché è an­cora giovanissimo e ha margini impressionanti di miglioramento”.

Non crede di essersi sbi­lanciato troppo?
“Ho semplicemente detto che questo può essere il campionato giusto per vincere lo scudetto”.

Fonte: Il Corriere dello Sport

Articolo modificato 14 Ott 2011 - 10:08