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That’s the DAY! Lo si capisce subito che oggi è il grande giorno. Un giorno che abbiamo aspettato per 21 anni, durante i quali siamo passati dalle fiamme dell’inferno del Cittadella alle stelle della Champion’s di Manchester. E meritatamente. Lo ha meritato la squadra, lo abbiamo meritato noi tifosi.

Ci svegliamo e già fremiamo. C’è chi vuole andare subito a Manchester, non essendoci riuscito con Joe il giorno prima, con la scusa di farsi un giro in città, mal celando in realtà la voglia di respirare l’atmosfera della partita fin dalla mattina e c’è chi invece non trapela alcuna voglia di arrivare lì ore e ore prima, cincischiando tra una birra e l’altra. Ovviamente hanno ragione i secondi, ma i primi scalpitano e sublimano l’attesa con cori improvvisati in casa, con addosso maglie e sciarpe e cincischiando tra una birra e l’altra, che sembra essere il vero sport nazionale. E un magnifico chili con carne offertoci dal pub “Red Lion” che sopporta Toni da 12 anni e ha sopportato tutti noi in questi due giorni!

Ore 16: arriva il taxi cab collettivo che ci porta allo stadio. L’autista capisce subito che non sarà un viaggio tranquillo, siamo pervasi da un’adrenalina fuori dal comune, chiediamo ogni due minuti quanti chilometri mancano, lui ci risponde in miglia e puntualmente facciamo il calcolo in chilometri. Quando ci siamo riusciti, è già tempo di chiedere nuovamente quanto manca. Non sarà un viaggio tranquillo per l’autista e ne ha la conferma quando le birre chiedono giustizia e vogliono uscire in qualche modo dal nostro corpo. Chiediamo di fermarci in un’area di servizio, ma non ce ne sono. Entriamo quasi in città e a quel punto un angolo pieno di rovi fa’ il resto. I maschietti scendono, depositano, salutano i guardoni e risalgono.

Finalmente arriviamo. Il traffico e i semafori sempre rossi ci hanno rallentato di parecchio il cammino, ma lo stadio è lì, lo vediamo  e capiamo che arrivare tre ore prima non era effettivamente necessario. Poco male. Vedere tante sciarpe azzurre, il nostro azzurro si capisce, fa bene al cuore e riscalda gli animi. Per fortuna, perché il freddo cominciava a farsi sentire.

Stadio bello, comodo, con tanto spazio intorno. Steward sorridenti. Enormi, ma sorridenti. Perquisiscono lo zainetto. Questa volta niente chicchirichì che rischiano di sfracellarsi sotto le mani gentili delle steward, non li abbiamo trovati e sappiamo di rischiare grosso. Entriamo senza problemi, in due minuti prendiamo posto per noi e per gli altri. Siamo i primi ad entrare noi napoletani. Il resto dello stadio è praticamente vuoto. Cominciano i cori, le foto, gli sguardi increduli che ammirano la decorazione degli spalti con il simbolo della Champion’s. S’incontra qualche amico. Beviamo qualcosa. Il tutto per stemperare una tensione altrimenti insostenibile. Come all’Anfield Road, anche qui abbiamo portato un po’ di curva B e il grido “Uagliò, chi ‘o ‘e?” viene ripetuto più volte.

Lo stadio comincia a riempirsi, leggono le formazioni  delle due squadre almeno tre volte, sui maxi schermi (ma allora esistono davvero?!) ci sono le immagini esterne festose  con tifosi che continuano ad arrivare, musica messa da due D.J. rigorosamente bipartisan, uno indossa la nostra maglia e l’altro la loro.

Tutte belle opere d’intrattenimento che non ci distraggono dall’unico motivo per cui siamo lì. Sostenere i nostri azzurri. E lo facciamo già dal primo pallone toccato durante il riscaldamento. Nessuna sorpresa. Zuniga al posto di Dossena e Gargano a mordere le caviglie a centrocampo. Aronica in difesa. Il trio delle meraviglie là davanti. Per loro, nomi letti fino ad ora solo sulla Playstation: Nasri, Dzeko, Aguero, Yaya Tourè. Il più scemo è Kolarov. C’è chi ha fatto lo stesso commento anche sulla punizione che De Sanctis sta ancora aspettando tra i pali.

Insomma, una squadra di pochi spiccioli contro lo sceicco del petrolio.

Ebbene, non sto qui a raccontarvi le emozioni vissute durante quei 90 minuti. L’avete vista anche voi la traversa di Lavezzi e quella di Yaya Tourè. La prima ci ha fatto disperare, la seconda ci ha gelato. Avete visto anche voi i tiri in porta che hanno fatto loro nel primo tempo e i passaggi sbagliati di Inler a due metri e la staticità del Matador. E scommetto che però avete visto anche voi un secondo tempo da leoni. Loro, la squadra del petrolio, avevano finito la benzina molto prima di noi. Avete avuto anche voi un sussulto quando il Pocho si è fermato zoppicando, con un pensiero rivolto pure al Milan di domenica. E sicuramente avete gridato anche voi  all’accelerazione di Maggio e avete perso anche voi la voce quando avete visto quella palla rotolare dentro la porta della Champion’s.

E allora cosa vi devo raccontare? Le emozioni che viviamo con il nostro Napoli le conosciamo benissimo tutti. C’è chi le vive allo stadio abbracciando fidanzati, amici e  sconosciuti e chi festeggia da solo inginocchiandosi davanti alla tv. Ma la gioia che ti scoppia dentro è la stessa. Anche quando ti rimontano con una punizione e riesci a portare a casa un solo punto. E’ una gioia immensa. Una  soddisfazione inenarrabile.

Anche tornando a casa, l’autista ha capito che non sarebbe stato un viaggio tranquillo. Stavolta cantavamo, riguardavamo i filmati, applaudivamo quasi senza motivo. E ogni due minuti a turno si tessevano le lodi di qualche giocatore.

Loro avranno pure una squadra da sceicchi, ma la nostra è una squadra di diamanti. E mentre loro cantano “Hey Jude” dei Beatles, noi stasera preferiamo nettamente “Satisfaction” degli Stones.

Forza Napoli, sempre!

Il tabellone dell'Etihad Stadium

Articolo modificato 15 Set 2011 - 09:06

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Scritto da
redazione