Kevin De Bruyne con la maglia del Napoli porta il pallone verso la bandierina del calcio d'angolo durante una partita di Champions League
Sono tanti i dubbi che accompagnano il Napoli in questo avvio di stagione. Dopo i due k.o di fila rimediati contro Torino in Serie A e PSV in Champions League (pesantissimo per 6-2), è tornata di moda la caccia al colpevole. Tra questi c’è anche Kevin De Bruyne.
Ma il fuoriclasse belga rappresenta davvero un problema, anziché essere una risorsa preziosissima come da pronostico? I numeri dell’ex capitano del Manchester City non lasciano spazio per interrogativi, analizziamoli insieme.
Kevin De Bruyne per alcuni addetti ai lavori sta diventando un grosso problema, a causa delle difficoltà nel collocarlo tatticamente nell’undici iniziale del Napoli. La verità che raccontano i numeri, però, è ben altra. L’ex City è tutto fuorché un peso, sia per mister Antonio Conte che per la sua Nazionale: il belga è semplicemente inarrestabile.
KDB si è reso protagonista di un avvio di stagione straordinario. Sono addirittura 8 i gol e 3 gli assist in 14 presenze tra Napoli e Belgio, numeri che raccontano la continuità e l’impatto sulle partite del centrocampista classe 1991. Ma allora qual è il vero problema dei Campioni d’Italia in carica?
Tradizionalmente noto per un approccio alle partite solido ed equilibrato, Antonio Conte quest’anno ha dovuto rivedere il proprio modo di intendere il calcio per integrare al meglio i nuovi acquisti, su tutti quello di Kevin De Bruyne. Il belga, con la sua propensione al gioco verticale, ha spinto il tecnico leccese verso una proposta più spregiudicata, che culmina nell’inserimento nell’11 iniziale di tutti e quattro i “Fab Four” di centrocampo.
Questa evoluzione, però, ha evidenziato un problema strutturale: gli azzurri non sono pronti ad interpretare questa filosofia di gioco, e la fragilità difensiva sta diventando un tema. Nelle prime 14 partite stagionali, infatti, il Napoli ha subito ben 18 gol, una media di oltre 1,2 a gara, nettamente superiore alla stagione scorsa quando i partenopei erano tra le miglior difese d’Europa. La squadra, inoltre, appare vulnerabile anche sotto il profilo psicologico.
Oltre alle difficoltà tattiche e difensive, il Napoli sta affrontando un problema di tenuta psicologica, con Giovanni Di Lorenzo al centro di questa fragilità. Il capitano, simbolo della cavalcata scudetto sia nel 2023 che nel 2025, sembra un lontano parente dalla sua versione migliore. Il peso delle aspettative, amplificato dalla narrazione continua della stampa, sembra aver minato la serenità della squadra.
Contro il PSV, ad esempio, capitan Di Lorenzo così come tutti gli altri è apparso disorientato nelle letture difensive, spesso fuori posizione, come se la pressione di guidare i suoi in crisi lo stesse schiacciando. La tenuta psicologica del capitano riflette quella di un Napoli che, dopo un’annata trionfale, fatica a ritrovare la fame che l’ha contraddistinto. Cosa fare per invertire questa tendenza? Mister Conte dovrà lavorare sul piano tattico, ma anche e soprattutto sull’aspetto mentale.