Dicembre - L'ultimo mese dell'anno è di proprietà di Dries Mertens: il folletto belga vive uno dei momenti più brillanti di tutta la sua carriera, trascinando l'intera piazza con prestazioni strepitose. Indimenticabile per i tifosi azzurri la doppia prestazione da 7 gol in 2 partite contro Torino e Cagliari. Contestualmente, anche grazie alla sua forma eccelsa, gli azzurri battono il Benfica al "Da Luz" ed ottengono la qualificazione agli ottavi di Champions, con l'urna di Nyon che consegnerà il Real Madrid campione in carica agli azzurri di Sarri.
Per alcuni calciatori il destino è strano, strano forte. C’è chi fin da subito diventa decisivo, chi deve carburare prima un poco e chi è determinante subentrando dalla panchina. Dries Mertens sa bene che significa. Conosce la sensazione che si ha dentro quando si vuole spaccare il mondo e non ci sono le giuste occasioni per dimostrarlo. Ma lui le armi per fare la differenza le ha tutte. Il suo goal contro il Benfica è stato un mix di classe, intelligenza e caparbietà. Sì, perché il belga ha tanta voglia di mettere in luce il suo valore, quel valore che troppo spesso resta ancorato ad un panchina.
Domani a Cagliari, con ogni probabilità, il folletto azzurro scenderà in campo dall’inizio. Quella contro i rossoblù è una partita importante per restare aggrappati al treno scudetto e scalare posizioni in ottica europea: ma non è solo questo per Mertens. Giocando bene dal primo minuto potrebbe finalmente scrollarsi da dosso quell’identikit di giocatore decisivo a partita in corso, che potrebbe pure andare bene per carità, ma non per un talento come lui. O meglio, non per chi ha tutte le caratteristiche per emergere come giocatore decisivo sempre.
Primo tempo o secondo tempo, inizio o fine del match: non fa differenza. L’occasione è di quelle ghiotte per dare continuità ad una serie di prestazioni più che convincenti. Il cuore non manca, la classe neppure e nemmeno la voglia di fare. Ergo: quest’ultima non deve, però, diventare voglia di strafare. Altrimenti si rischia di cadere, di innervosirsi – come accaduto nell’episodio dell’ammonizione contro l’Inter – e di finire in modo opaco l’incontro. Bisogna avere l’atteggiamento giusto, perché con tranquillità e spirito di squadra il ragazzo può far capire che il suo posto è inamovibile nello scacchiere del mister.
Parafrasando il celebre film di Muccino, e sostituendo a Will Smith l’interprete dell’attacco di Sarri, si può parlare della sua personalissima “ricerca della continuità”.