Non era una gara facile, ma alla fine si è dimostrata difficile per altro. I soliti, incivili, beceri cori razzisti di una parte dei tifosi della Lazio, contro i napoletani e il povero Kalidou Koulibaly, la cui unica colpa è il colore della pelle, per quelli che a buon diritto possono essere classificati tra gli animali, con il massimo rispetto per quest’ultimi.
Poi però c’è chi risponde, con classe e civiltà. Perché l’ennesima lezione di vita proviene da quello spicchio del settore ospiti che, per 90′, si scorda dell’avversario e canta a sostegno della propria squadra. Viene da tutte quelle persone che si sentono ferite da certi epiteti ma nonostante ciò continuano per la propria strada, mostrando i veri valori del tifo e dello sport. Ancora una volta i napoletani presenti all’Olimpico subiscono il colpo e reagiscono sì, ma porgendo l’altra guancia. Perché alla fine la vittoria è degli azzurri, ma è anche e soprattutto una vittoria umana, sul campo e fuori, con tweet e messaggi, dichiarazioni forti, nonostante un Koulibaly, ad un certo punto, provato da un’ora e mezza di insulti e versacci. Poi però il centrale senegalese regala una maglietta ad un giovane tifoso biancoceleste: questa non è una lezione, ma di più. Contributo importante, da sottolineare, lo dà l’arbitro Irrati che giustamente scrive la Storia, con la S maiuscola: fa quello che i suoi colleghi, per qualche strano motivo, non hanno mai fatto. Sospende la gara e dimostra di avere i cosiddetti attributi, oltre ad un grandissimo senso di civiltà.
La vergogna non si ferma, a tratti continua, poi si cambia obiettivo (partono i cori su Lotito, ndr), poi si alternano invocazioni al Vesuvio e qualche applauso cerca di coprire, giustamente, quella che è l’ennesima sconfitta di una piazza e, forse senza esagerare, dell’intera Italia calcistica. Perché ieri era Roma, domani sarà Milano, un giorno Bergamo e così via, senza interruzione. E intanto dagli spalti continuano a cantare “Un giorno all’improvviso”, immagine dell’orgoglio di essere napoletani. Già, perché in Italia tutti un giorno sono Charlie Hebdo, l’altro Parigi, l’altro ancora omosessuali. Ma nessuno, per ragioni che si ignorano, vuole essere napoletano, a quanto pare. Peccato. Non sapete che vi state perdendo. Non sapete quanto sia bello avere il Vesuvio e il mare. In poche parole, non sapete quanto sia bello essere napoletani.
Gennaro Donnarumma
Articolo modificato 4 Feb 2016 - 01:26 01:26