Il giornalista juventino ammette: “Ci sta che nel calcio si esulti per la sconfitta di un avversario”

Il giornalista Gianluigi Paragone su Libero Quotidiano ha scritto un editoriale in merito alla sconfitta della Juventus in Champions League per 4-1 contro il Real Madrid. Ecco le sue parole: “Il calcio è bello anche perché spietato. Il giorno dopo Cardiff c’è l’amaro in bocca ma non è la cosa che infastidisce di più. E Nemmeno gli sfottò, il cinismo, l’invidia che diventa godimento di chi si ritrova della parte dei vincitori senza nemmeno aver giocato. Il giorno dopo ho persino guardato ai fuochi d’artificio di Napoli come una fantasticheria di un calcio che è appartenenza. Non mi piace il calcio politicamente corretto, dell’italianità nelle coppe europee: non è un trofeo per tutti quello che ci saremmo portati a casa in caso di vittoria, sarebbe stato solo nostro. Di noi juventini. Ma quella coppa a Torino non è arrivata, dunque che festeggino cinicamente gli altri: veder perdere quelli che non si sopportano, nel calcio, è un diritto acquisito. Da poveracci, ma tant’è”.

La chiosa sulla Juve perdente in Europa: “La Juve è una squadra prepotentemente italiana, arrogantemente sabauda, provincialmente vincente, Tutto qui. A Cardiff come a Berlino. Ad Atene come a Monaco di Baviere: in Grecia una squadra composta da campioni si afflosciò contro l’Amburgo di Magath mentre in Germania la Juve campione in carica venne umiliata da un Borussia di reduci e di scarti. E poi tutte le altre finali, vergognosamente perse per mancanza di hybris, cioè di quel senso epico che ti fa dire che sei veramente leggendario, capace di sovvertire il volere degli dei. Altro che Coppa maledetta, la maledizione è dentro di noi: la Juve, ne ho preso coscienza scorsa notte, non potrà mai avere quella forza epica perché costruita dal potere e nel potere. Solo che è un potere locale”.

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