Maggio: “Non nascondo l’amarezza per non essere entrato col Crotone. Non mi sono mai pentito di essere rimasto a Napoli per dieci anni”

Christian Maggio, ex giocatore del Napoli e attualmente in forza al Benevento, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Tra i vari temi trattati anche quello del suo trascorso a Napoli. Ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione:

“Sono rimasto 10 anni a Napoli. Non mi sono mai pentito della scelta. Negli ultimi anni non ho giocato tantissimo, stavo perdendo un po’ gli stimoli e mi era venuta la voglia di tornare a casa. Poi Benevento mi ha messo in crisi, ci ho pensato tanto, è stata una scelta difficile. Ma giusta. Anche per la mia famiglia che a Napoli sta benissimo.

Ho scelto Benevento per la serietà del progetto e della società. E di un d.s., Pasquale Foggia, con le idee molto chiare. Ultimo, ma non meno importante, per questo gruppo giovane e di qualità che vuole una cosa: tornare subito in Serie A”.

Lei ha un rapporto speciale col destino: il suo primo centro da professionista nel 2002 fu con la maglia del Vicenza proprio al Napoli.

“Allora non sapevo certo che il mio futuro sarebbe stato azzurro. A pensarci però sì, davvero curioso…”.

A proposito di gol, con la Salernitana esultanza particolare: per i quasi tre anni di astinenza? 

“Sì, una liberazione. Segnare è sempre emozionante, poi in casa davanti ai tuoi tifosi è il massimo. Un’ esultanza pesante perché mi sono sfogato e per la squadra tutta, che ha fatto una prestazione coi fiocchi”.

Quale azzurro fu più sbiadito: con l’ Italia per l’ infortunio che fece saltare la convocazione al Mondiale 2014 o per il mancato ingresso in campo l’ anno scorso nella sua partita d’ addio con il Crotone? 

“Delusioni diverse. L’ infortunio in Nazionale fu una fatalità che non si poteva certo prevedere. Riguardo Sarri, non posso nascondere l’ amarezza per quei 5 minuti negati sul campo. Ma anche questo fa parte della vita. Poi ci hanno pensato i tifosi a fine partita con quel giro di campo a sorpresa a spazzare via la rabbia”.

E il momento più bello? 

“La prima Coppa Italia vinta dopo più di vent’ anni col Napoli contro la Juve a Roma, il mio primo trofeo da professionista, 20 maggio 2012. Una serata magica”.

A proposito di Juventus-Napoli, domani sera chi vince il primo duello-scudetto? 

“La testa è a Benevento. Spero solo sia una bella partita”.

 Pierpaolo Marino che la portò a Napoli ha detto che una sua forza sono i tempi d’ inserimento…

“Sì mi scelse anche per questa caratteristica. Oltre al suo intuito, devo ringraziare gli allenatori che con il lavoro mi hanno migliorato”.

Da Lorenzo a Roberto, gli Insigne sono un po’ suoi figliocci? 

“Lorenzo è già un campione. Roberto ci sta lavorando ma è già un punto fermo per il Benevento”.

Sarri e Bucchi, differenze nel rispettivo 4-3-3? 

“In generale Sarri è un maniaco della tattica, fa un gran lavoro difensivo sulla linea, quando scappare, attaccare… Bucchi invece punta sull’ aspetto umano, ti parla, ti carica: il primo un professore, il secondo un fratello maggiore”. 

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