Caro Maurizio, ne è valsa davvero la pena?

E alla fine la notizia che era nell’aria da ieri sera è stata confermata: Maurizio Sarri non è più l’allenatore della Juventus. Il tecnico paga la pessima eliminazione per mano del Lione in Champions League. Una sconfitta cocente nell’arco delle due gare, ma ridurre l’esonero a solo queste due partite sarebbe un errore.

I motivi dell’esonero di Sarri alla Juventus

Sarri paga una stagione vissuta sottotono. Preso – contro il parere della tifoseria – al posto di Allegri per dare un’idea di gioco alla Juventus; ebbene di bel gioco a Torino non si è vista nemmeno l’ombra. Le “belle partite” dei bianconeri si contano sulle dita di una mano. Senza contare il rapporto non eccezionale con i senatori dello spogliatoio, che male hanno digerito le idee tattiche del mister. Infine un legame mai creato con l’ambiente bianconero, dove è sempre stato visto come il nemico.

Lo scudetto non basta: trattasi di fallimento

sarri juventus

Quello di Sarri alla Juventus, al netto dello scudetto vinto, è stato un fallimento totale. Certo, vincere il campionato non è da tutti, ma è pur vero che per una formazione come quella bianconera vincere il tricolore è diventata ormai un’ovvietà, vista la smisurata differenza che c’è con la concorrenza. La mano dell’allenatore sulla squadra non si è vista. Di fatti questa Juventus non è mai stata quella di Sarri.

Ripudiato dalla Juventus, De Laurentiis aveva ragione su Sarri

Esonerato a furor di popolo. Ormai a Torino non ne poteva più nessuno della sua presenza. Strano per un allenatore che sole 2 settimane fa aveva vinto lo scudetto. Emozioni contrastanti, troppo. Che fanno rimbombare nella mente le dichiarazioni che il presidente De Laurentiis aveva pronunciato soltanto pochi giorni fa parlando proprio di Sarri.

Scudetto di Sarri? Era una normalità, vi siete stupiti? Sarri rimane nel mio cuore per quei tre anni insieme, gli devo sempre dire grazie, grazie, grazie! Poi ha fatto almeno 2-3 ca***te, ma è un problema suoaveva detto il presidente del Napoli a Sky Sport lo scorso 31 luglio – . Peccato, se fosse rimasto magari avremmo vinto lo scudetto in due anni. E lui ha deciso di andare altrove per non rovinare la sua storia qui a Napoli. Per non rischiare. Credo che altrove non si sia trovato come si è trovato a Napoli. Poi sono decisioni personali”.

Ecco, De Laurentiis aveva già centrato il punto. Vincere lo scudetto alla Juventus è pura formalità, tant’è che non c’è nessuna remora a mandare via l’allenatore pochi giorni dopo. Tutt’altra reazione, invece, ci sarebbe stata vincendo a Napoli. Sarri sarebbe rimasto a vita il comandante. Sarebbe entrato di diritto nella storia del club e della città. E forse – nonostante tutto – lo sarebbe ancora se appena arrivato a Torino non avesse rinnegato il Sarrismo e tutte le battaglie spese da allenatore del Napoli. Ha messo da parte l’amore incondizionato di un popolo pur di arricchire la propria bacheca.

Caro Maurizio, ne è valsa la pena?

Sarri ha scelto la via più facile. Quella che ti porta all’effimero successo, magari senza troppi sforzi, piuttosto che alla gloria eterna di Napoli. Ma allo stesso tempo quello stesso successo visto e rivisto, che ormai ha stancato. Che ti mastica e ti sputa via, come se non fossi esistito. Come se non avesse avuto nessun significato. Sarri verrà ricordato (o forse al più presto dimenticato) alla Juventus per essere stato un allenatore fallimentare, seppur vincente.

A Napoli sarebbe stato l’eroe, il capopopolo. Una figura immortale. Sono scelte di vita, come ha detto De Laurentiis. Non tutti hanno il coraggio di rischiare tanto. Ma alla luce di come è finita, caro Maurizio, ti chiediamo: ne è valsa la pena?

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Pasquale Giacometti

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