Da punto di forza a punto debole: il vero problema del Napoli di Ancelotti è l’assenza del gioco

No, non ci siamo. Il Napoli di Ancelotti ancora non ha trovato il proprio io, la propria personalità. La propria anima. Il pareggio ottenuto per 0-0 contro la Stella Rossa all’esordio in Champions League sa di sconfitta. Amarissima, tra l’altro. Già, perché i serbi, seppur ben organizzati, hanno dimostrato di essere davvero poca cosa (e non prendiamoci in giro, ndr). Difficilmente la formazione di Milojevic porterà a casa altri punti in questo girone, il che amplifica la clamorosa occasione buttata al vento dagli azzurri.

NAPOLI CONFUSO, ALLA RICERCA DI SÉ STESSO

Ma come dicevamo ciò che si evince da questo pareggio, e ancora più in generale da questo inizio di stagione, è la confusione di un Napoli che non sa più chi è. L’orchestra perfetta di Sarri è ormai un lontano ricordo. Meglio? Peggio? Non importa. Ancelotti non può di certo far rimpiangere il tecnico di Figline, ma al momento è abbastanza palese che nemmeno lui abbia trovato la quadra perfetta. La vittoria contro la Fiorentina ha solo mascherato alcuni problemi che si erano manifestati già sabato scorso: la difficoltà a creare occasioni. Si ha quasi la sensazione che la squadra attacchi senza una consolidata idea e si affidi alle giocate dei suoi uomini di talento, senza aver ben chiaro in mente cosa fare. Ecco, ciò che manca al momento è una squadra che pensi da… squadra.

Ciò non vuol dire che tutto vada buttato, né che con Ancelotti non ci siano stati miglioramenti. La rotazione degli uomini fa sentire tutti i calciatori coinvolti in questo progetto, passo fondamentale per la crescita dei tanti talenti presenti in rosa. Ma non solo. È evidente come la spinta dei terzini, soprattutto sulla fascia sinistra con Mario Rui, stia diventando sempre più un punto fondamentale del modo di offendere del Napoli. Eppure un segnale positivo sembra esserci effettivamente stato: la porta è rimasta ancora inviolata.

UN MOTIVO PER SORRIDERE: LA RITROVATA SOLIDITÀ

Magra consolazione, direte voi. E invece no, perché lo storico di Ancelotti ci dice che le sue formazioni sono sempre state molto accorte alla fase difensiva. Ecco, e allora è da qui che probabilmente Ancelotti sta ripartendo. Da una difesa solida, che concede poco o nulla agli avversari e che di certo non può subire 6 reti in nelle prime 3 partite di campionato. Di fatti le uniche azioni offensive subite dagli azzurri contro Fiorentina e Stella Rossa, sono arrivare con errori in disimpegno provando a giocare il pallone da dietro. Perché oggi accade e con Sarri la gestione della sfera era pressoché perfetta? Semplice, perché il Napoli “sarriano” aveva un dogma preciso: squadra corta e calciatori sempre vicini, facilmente raggiungibili con passaggi di breve lunghezza. Ancelotti invece vuole una squadra più distribuita sul campo, che sappia all’occorrenza sfruttare la profondità. Questa piccola ma sostanziale differenza sta così facendo emergere i difetti di alcuni calciatori in fase di impostazione.

Ecco perché Ancelotti, dopo aver sistemato la difesa, dovrà dedicarsi al vero compito da cui ripartire: ridare un gioco al Napoli. Un Napoli che dovrà avere più identità e non essere monotematico come accaduto negli ultimi tre anni. Anche se ad oggi, a dire il vero, di identità gli azzurri faticano a scoprirne anche solo una.

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Pasquale Giacometti

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