Le Quattro giornate di Napoli

Nel settembre del 1943, dopo una serie di esecuzioni indiscriminate, soprusi e rastrellamenti messi in atto dalle milizie tedesche ai danni della popolazione civile, il colonnello Walter Scholl, per mettere a tacere gli animi dei Napoletani che iniziavano a ribollire, intimò la deportazione forzata di tutti gli uomini dai diciotto ai trentatré anni. I napoletani, anche allora si trovarono davanti ad una scelta, ad un bivio, la resa e quindi la deportazione oppure combattere per riconquistare la libertà. Così iniziarono le Quattro giornate di Napoli.

Nei giorni che vanno dal 27,  al 30 settembre del 1943, il popolo napoletano combatté le truppe tedesche e le scacciò dalla città, Napoli si era liberata. Il popolo napoletano era riuscito a sconfiggere un nemico nettamente superiore, per forze e mezzi, un’impresa storica che verrà poi esaltata in varie forme dalla letteratura al cinema.

E all’Allianz Stadium di Torino, Maurizio Sarri e i suoi erano chiamati all’impresa, vincere dove non si era mai vinto per avere ancora una possibilità di raggiungere l’agognato tricolore. Una di quelle partite da dentro o fuori, una di quelle che non lasciano altra scelta, che ti mettono davanti ad un bivio. Da una parte la possibilità della gloria eterna, dall’altra il baratro, tutto a quattro giornate dalla fine.

Per gli azzurri, la presa di Torino non può essere una semplice vittoria che vale tre punti, è una presa di coscienza che fa capire quanto ancora sia possibile realizzare il sogno di milioni di tifosi. Dopo sei anni, di una dittatura ferrea, rigida, inscalfibile, qualcosa sembra essere cambiato, il nemico mai come questa volta manifesta segni di cedimento. La testata di Koulibaly, volato a più di 2 metri dal terreno, sembra non abbia bucato solo la rete di Buffon, ma abbia messo a nudo più di qualche nervo scoperto della compagine bianconera.

Ora però, come detto, mancano quattro giornate alla fine, nulla è ancora stato fatto, il destino del Napoli non dipenderà solo dai risultati in campo della squadra ma anche dai risultati dell’avversario. L’insurrezione è iniziata, combattere e stringere i denti per le prossime quattro giornate, poi il risultato si vedrà. L’importante e aver combattuto fino alla fine, e aver dimostrato ancora una volta che nessun regime, nessuna tirannia, nessun avversario è imbattibile.

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