La rivincita di Insigne: s’è preso Napoli, ora punta l’Italia

Qualche centinaio d’anni fa, a Firenze, c’era un Magnifico che dominava il suo popolo, mentre era “ago della bilancia d’Italia”. Questo Lorenzo, che cantava la bellezza della gioventù, pose la sua città al centro della Penisola. È un po’ quello che Insigne, che condivide con lui nome e aggettivo, vorrebbe (dovrebbe?) fare con il suo Napoli e con se stesso.

E, forse, le due cose sono strettamente interconnesse: un Insigne “dominatore d’Italia” faciliterebbe, sicuramente, la via allo Scudetto. Ma, per ora, all’esame con la dieci azzurra – tricolore, sognandone un’altra – è rimandato: come tanti, nella tempesta di Madrid e nella stanca reazione di Reggio Emilia.

Una premessa fondamentale

Una nazionale, qualunque essa sia, può difficilmente produrre gioco di qualità: partiamo da questo presupposto. A meno che, come la Spagna, non si abbiano fenomeni veri e, cosa che non guasta, i famosi “blocchi”.

Altrimenti è difficile leggere movimenti, pescare imbucate a occhi chiusi e chiudere triangolazioni in leggerezza. (Diventa praticamente impossibile, poi, se nessuno si muove).

L’Italia, al momento, ha pochi calciatori di livello internazionale – qualcuno in prospettiva, qualcuno tra porta e difesa – né la possibilità di puntare sull’amalgama del collettivo. Inoltre, contro Israele, la Nazionale ha giocato, letteralmente, da ferma.

Meno soste, ma più lunghe

Attenzione: questa è tutt’altro che assenso agli invocati stage e compagnia cantante. Non sono 7 giorni insieme che fanno la differenza. Sarebbe più logico strutturare diversamente il calendario – trovando meno spazi, ma più lunghi. Insigne – ma anche, per dirne uno, Verratti – ne gioverebbe tanto.

Sarri, che ha creato un sistema perfetto, lo ha dimostrato. Messo nel contesto giusto, quello che più lo esalta, Lorenzo diventa devastante: la crescita rispetto agli anni scorsi è palpabile. Serve inquadrarlo e lasciare, poi, campo al suo estro. Altrimenti rischia di sbattere contro i frangiflutti avversari, proprio come contro la Spagna.

Nella notte madrilena, a dimostrare il suo disorientamento, Insigne ha perso più palle di tutti: 4 più 1 su contrasto. Non ha prodotto grandi pericoli – un solo tiro in porta, nessun potenziale assist – e ha potuto poco contro Carvajal.

Da Bologna all’Italia

Ora, però, per lui è il momento del riscatto. La vittoria della Juventus di ieri – con un 4-3-3 da rivedere, in attesa di forma fisica e dialogo tra i nuovi – e la prestazione di Dybala devono essere una spinta ulteriore a stendere il Bologna. Non è una delle sue vittime preferite, un solo gol in nove partite, ma la partita di stasera è la validazione di tutto il discorso fatto.

Insigne, negli schemi sarriani, può muoversi come il Magnifico nella corte di Firenze. È da qui che deve continuare la sua affermazione italiana, che, inevitabilmente, farebbe bene pure al Napoli. L’impalpabile Lorenzo del discutibile 4-2-4 di Ventura dovrà lasciare spazio, sempre, al solito Insigne azzurro (napoletano): è questa la meta del suo processo di crescita.

L’affermazione definitiva del Napoli, di cui è chiaramente simbolo e, potenzialmente, bandiera, sarebbe anche la sua. Ma se e solo se s’accompagnasse, poi, con un Mondiale di grande livello: altrimenti rischia di rimanere il signore di una grandissima potenza. Una prospettiva, tutto sommato, allettante: ma gli basterà?

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