Jorginho-Diawara, l’aspra concorrenza divenuta sana coesistenza

“Competizione tra due o più persone che cercano di prevalere, l’una sull’altra, nel raggiungimento del medesimo obiettivo”. La seguente, nell’immaginario collettivo, rappresenta la definizione più accreditata di concorrenza che, altrettanto generalmente, rimanda ad una sorta di competizione spietata, e spesso sleale, in grado di coinvolgere due o più individui disposti a tutto pur di primeggiare in un determinato ambito. E’ lecito pensare, tuttavia, che possa esistere un’accezione decisamente più positiva e gratificante del termine, ovvero una competizione essenzialmente sana attraverso la quale tutti gli individui coinvolti possano stimolarsi costantemente e reciprocamente, traendo un beneficio relativo gli uni dagli altri.

Questa visione, per quanto possa essere apparentemente complicata da riscontrare, non rappresenta una semplice utopia ma, al contrario, una condizione discretamente diffusa in circostanze, come quella del calcio a livello professionistico, nelle quali il livello elevato di pressione risulta piuttosto martellante. E proprio il Napoli, attraverso le competenze specifiche del tecnico Maurizio Sarri, è stato in grado di gestire accuratamente un particolare caso di concorrenza sana che, ad oggi, rappresenta uno tra i più importanti assi nella manica della squadra partenopea.

Sono solo ricordi di un passato turbolento, ormai, tutte le speculazioni relative proprio alla delicata coesistenza, all’interno della rosa, dei centrocampisti Jorginho ed Amadou Diawara, mediani dalle caratteristiche tecniche estremamente differenti. Sin dal proprio debutto con la casacca azzurra, avvenuto in Champions League in occasione del match con il Besiktas, infatti, l’ex gioiellino del Bologna ha rappresentato una vera minaccia per la continuità di rendimento del regista italo-brasiliano che, nella prima metà di questa stagione, è progressivamente scivolato verso la panchina per fare spazio, tra i titolari, al talento guineano. Immancabili, in uno scenario così caotico, le insistenti voci legate ad un eventuale trasferimento del giocatore che, considerata la prematura esplosione della sua giovane controparte, risultavano piuttosto attendibili e fondate.

Poi, all’alba del girone di ritorno, l’intuizione di mister Sarri, l’adozione di una soluzione, ancora oggi in vigore, tanto semplice quanto incredibilmente efficace: schierare, nell’undici titolare settimanale, l’uno o l’altro a seconda del modulo adottato dalla squadra avversaria e, soprattutto, a seconda delle qualità di palleggio di quest’ultima. La compagine avversaria non presenta tra le proprie caratteristiche un gioco fluido, un fraseggio convinto ed un controllo ottimale del possesso palla? Spazio alla creatività ed alle costruzioni più o meno articolate di Jorginho, costantemente tra le prime posizioni nella classifica dei calciatori che, in campionato, effettuano il maggior numero di passaggi a buon fine. La compagine avversaria presenta tra le proprie caratteristiche lo sviluppo graduale del gioco e la conservazione imperterrita del possesso palla? Spazio alla fisicità e al dinamismo di Diawara, ottimo in fase di interdizione.

Una concorrenza sana che, nel corso di quest’annata, è divenuta innanzitutto convivenza sportiva e, successivamente, coesistenza, nell’interesse del raggiungimento di un obiettivo comune che non riguarda più l’affermazione personale, ma la salvaguardia dell’equilibrio di una tipologia di gioco che, contro qualsiasi scetticismo, ha incantato tutta l’Europa.

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