Il Napoli e il suo voto di castità

Il segreto del successo è nelle retrovie. All’indomani dell’impresa firmata Juventus al Camp Nou, un plebiscito ha accolto il muro granitico bianconero che ha sbattuto la porta in faccia al Barcellona. Un’impenetrabilità, probabilmente mentale prima che tattica, che è la vera cartina di tornasole del cammino trionfale della squadra di Allegri. Ecco dove il Napoli di Sarri ha perso le tracce dell’armata juventina. Troppi dieci punti di distacco, a giudicare dagli scontri diretti. Troppe, però, anche le reti al passivo se rapportate alla prima in classifica. Un’emorragia difensiva da più parti giudicata come il peggiore dei mali partenopei. Tuttavia, nelle ultime settimane, qualche tampone è stato piazzato. Solo limitando definitivamente le perdite la caccia alla Roma sarà ufficialmente aperta.

33 gol subiti prima di Lazio-Napoli. Uno in più della passata stagione con otto gare ancora da giocare. Un’enormità. Qualcosa oggettivamente ci manca se si vuole puntare alla vetta. Nell’assetto, nella tenuta psicologica, nella continuità, chissà forse anche negli uomini. In ogni caso c’è sempre una disattenzione dietro l’angolo, anche nelle giornate più prolifiche. Tale da vanificare paradossalmente il rendimento di un attacco atomico. Eppure dopo il doppio confronto con la Juventus, il Napoli ha totalizzato 180’ con la porta inviolata. Un voto di castità che rappresenta una rarità nell’anno in corso (accaduto solo a dicembre con il 3-0 interno contro l’Inter e il successivo 0-5 a Cagliari). Tre sole le marcature subite nelle ultime cinque partite, includendo le due ad Empoli a risultato già tutto sommato acquisito. Un’inversione di tendenza frutto sì di una condizione atletica in crescita, ma generata soprattutto dal recupero di alcuni singoli.

Ivan Strinic è la sua ennesima riscoperta. Il coniglio croato, dopo i guai fisici e gli indugi del mister, viene tirato nuovamente fuori dal cilindro. Una volta per tutte, verosimilmente. Posto davanti al bivio della riconferma e spinto anche dalle vicissitudini contrattuali di Ghoulam, l’esterno sinistro sta sciorinando ottime prestazioni nelle ultime settimane. Non avrà la prepotenza fisica delle folate del suo collega algerino, ma garantisce certamente maggiore compattezza e una gestione più oculata della fase difensiva. “Non l’avevo mai visto così”, ha ammesso lo stesso Sarri solo la settimana scorsa. La linea a quattro, inoltre, ha ritrovato anche il miglior Hysaj. Dopo un periodo di appannamento partito da Madrid e dovuto ai tanti minuti nelle gambe, anche l’albanese ha ripreso a galoppare con abnegazione, soffrendo poco in ripiegamento. E se entrambe le fasce rispondono all’appello, la fisarmonica davanti a Reina si espande e si ritrae senza intaccare la melodia azzurra.

Le note armoniose non provengono solo dalla retroguardia. La coppia Jorginho-Allan ha incantato tutti gli addetti ai lavori nella prima annata sarriana. In questa stagione hanno accusato un lento ma vistoso calo, finendo per soccombere all’esuberanza dei giovani Diawara e Zielinski. Recentemente, però, soprattutto sul piano fisico, hanno riacquisito standard elevati, relegando in panchina i rispettivi concorrenti che nel frattempo pagano lo scotto dell’età. La loro esperienza e meticolosità nel seguire i dettami dell’allenatore li rendono indispensabili in un momento così cruciale. Questi i benefici regalati da un ampio turnover nel cuore della macchina azzurra. Senza dimenticare Rog, un cane da guardia con enormi potenzialità in prospettiva.

Insomma, sei giornate alla fine e poco o niente da perdere. C’è la giusta dose di entusiasmo e spregiudicatezza per tentare l’assalto al secondo posto. Quattro le gare in trasferta, un altro vantaggio visto il rendimento dei partenopei lontano dal San Paolo. Questo Napoli può far gol ovunque e in qualsiasi momento, ma è il nuovo equilibrio ciò che conta di più. L’equilibrio che spaventa lo stesso Spalletti. Quell’equilibrio alla base di tutte le imprese.

Ivan De Vita

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