Tre passaggi che lasciano più dubbi che certezze: Sarri resta o lascia?

Come è andato l’incontro con De Laurentiis? Che tipo di partita stai preparando?

“Siamo uniti per forza di cose in questo momento. L’incontro con il presidente non ne parlerei nemmeno, abbiamo parlato di cinema per 28 minuti su 30 dell’incontro: ho un paio di sceneggiature da proporgli. Abbiamo parlato di calcio solo per 30 secondi, di situazioni futuribili”.

È tutta qui la provocazione, l’attacco – seppur ironico – di Maurizio Sarri. E chissà che non covava tale risposta da quella notte a Madrid dove fu, a sua volta, attaccato dal presidente De Laurentiis con l’Italia a fare da spettatrice.

Una risposta, quella di Sarri, che nasconde tutto il suo modo di essere toscanaccio puro: ironico, spietato, cinico. Duro al punto giusto, ma chiaro e lucido. Ma non finisce qui: ci sono dei passaggi che lasciano tanti spazi vuoti. E tanto spazio a interpretazioni.

Il primo: “Siamo uniti per forza di cose in questo momento”. Ecco che le domande nascono spontanee: 1) Uniti per forza di cose: perché? Se non ci fosse un ottavo di Champions League da preparare non ci sarebbe altrettanta unione e unità d’intenti? 2) È una risposta che deve lasciar presagire qualcosa di negativo a stagione terminata? Una frase del genere fa capire che lo strappo c’è, e che l’incontro non sembra aver aiutato a ricucire.

Il secondo:Abbiamo parlato di cinema per 28 minuti su 30 dell’incontro: ho un paio di sceneggiature da proporgli”. Partendo dal fatto che sembra alquanto improbabile che Maurizio Sarri, un “fanatico” del calcio, un perfezionista d’altri tempi, possa aver trovato il tempo per scrivere due sceneggiature. Ma nemmeno è da escludere. La verità è che sembra un modo come un altro per provare a fare, per una volta lui, invasione di campo. Entrare in un settore che non è il suo. Cercare di far provare la stessa sensazione da lui provata quella notte a Madrid, ovvero di sentirsi dire come fare il proprio lavoro. Il proprio mestiere. Un modo come un altro – si diceva – per mettere in chiaro che, se c’è qualcuno disposto a entrare nel campo di Maurizio Sarri, lo stesso Maurizio Sarri è disposto a fare altrettanto. Mettere le distanze, insomma. E far capire che tutto ciò che succede in campo e nello spogliatoio è di sua esclusiva competenza. Non sono ammesse intrusioni ingiustificate.

Il terzo: “Abbiamo parlato di calcio solo per 30 secondi, di situazioni futuribili”. Questo è, forse, il passaggio cruciale. Perché c’è una parolina che spaventa un po’ tutti: futuro. Futuribile. Tutto ciò che è futuribile non è qualcosa che necessariamente si compirà. A cosa si riferisce Sarri? Al futuro sulla panchina del Napoli? Perché, ormai lo sappiamo bene, lui di mercato non parla, né con De Laurentiis né con Giuntoli. Si limita a dare delle indicazioni, e nulla più. E allora quali potrebbero essere queste situazioni futuribili? Il pensiero porta, purtroppo, a qualcosa che si realizzerà a termine della stagione. Un addio…? E poi – ancora – quel “abbiamo parlato di calcio solo per 30 secondi”, lascia intendere che non c’era molto da dirsi da questo punto di vista. Che non ci sono termini di paragone, piani di confronto. L’incontro sarebbe dovuto servire a chiarirsi anche su questo aspetto. E se di calcio si parla solo per 30 secondi un motivo ci dovrà essere.

In conclusione, questa conferenza stampa lascia tanti dubbi, soprattutto su quello che è l’attuale rapporto tra Sarri e De Laurentiis, e su quello che sarà il futuro del tecnico toscano a fine stagione. Una risposta, quella di Sarri, data con espressione troppo seria, quasi infastidita. Non dalla domanda, ma dalla realtà della risposta. Serietà ma, allo stesso tempo, ironia. Un modo come un altro per chiudere, in modo netto, da toscanaccio puro un battibecco portato avanti da tanto, troppo tempo? O, una risposta che vuole lanciare un messaggio velato a tutti?

Salvatore Nappo

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