Amara terra mia, allo Juventus Stadium è sempre la stessa storia

Nell’Edizione Rinnovata del Codice Disciplinare F.I.G.C. del 2012 sono “condannati a sanzioni disciplinari e pecuniarie” tutti quegli atteggiamenti che “insultano la dignità umana di una persona per motivi legati alle religione, al sesso, all’appartenenza territoriale e all’etnia“.

Argomenti di importanza sociale che esulano da qualsiasi analisi tecnica della partita, da qualunque critica sportiva e ogni considerazione tattica.

Durante la partita andata in scena allo Juventus Stadium, purtroppo, si è assistito all’ennesimo episodio di cori inneggianti il Vesuvio. In diretta sul più importante emittente nazionale, complici la sordità impressionante dei telecronisti Rai, si sono distinti chiaramente questi cori beceri ed indegni. Non è la prima volta che nello stadio dei Campioni di Italia si assiste a vergogne del genere, che vengono puntualmente ignorate da chi gestisce la partita. La gestione dell’arbitro Valeri, appesantita dall’essere oggettivamente carente dal punto di vista tecnico, è aggravata dalla completa inadempienza a norme che regolano un’importanza fondamentale soprattutto per l’immagine del calcio.

Sono passati più di dieci anni dall’episodio in cui Marc Zoro, difensore centrale del Lecce, durante una partita col Messina costrinse l’arbitro a sospendere la partita per cori razzisti.  Sono passati dieci anni ma ciò che viene offerto a chi assiste allo sport più seguito di Italia, è razzismo.

Bambini che assistono alla partita, inquadrati più volte dalla regia Rai, per dare l’immagine di uno sport pulito, che sono sporcate dalle voci di folle inferocite. Questo è il suono di un’Italia che nelle massa non sa “DIRE DI NO AL RAZZISMO“, come recita uno spot promosso dalla FIFA per la lotta contro il razzismo. È il suono di un’Italia che, come cantava Domenico Modugno, ormai è diventata solo “amara terra mia“.

Mario Emanuele Fevola

 

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