Un precampionato perfetto per dimenticare un’estate tribolata

I numeri regolano la vita delle persone, giostrano la quotidianità come burattinai. Rendono la vita difficile agli studenti, vero, ma risultano spesso indispensabili. Nel calcio, poi, i numeri acquisiscono la funzione di giudici, si ergono a portatori di verità assoluta. Sì, sono fondamentali anche in questo magnifico giuoco. I numeri del precampionato azzurro sono racchiusi in un terno che i più scaramantici potranno tranquillamente giocare al lotto: 6, 31 e 1. 

Ovvero: l’en plein di vittorie nelle amichevoli estive, i goal segnati e quello incassato. Una sintesi perfetta di quella che è stata l’estate partenopea, con lavoro, fatica e sudore a sostituire ombrellone e relax. Solo sul campo, però. Altri ambiti sono stati oggetto di divergenze e differenze di vedute tra i tifosi e la dirigenza. Ambiti societari, perlopiù, a partire dal mercato fino ad arrivare alle minacce sventolate nei confronti di De Laurentiis, scritte sui muri della città (forse il punto più basso raggiunto dal tifo estivo azzurro). Sul campo, però, l’incertezza che regna sovrana nelle strategie di mercato svanisce in un istante: spazio a un Napoli bello e vincente. Sei volte, per l’esattezza. Anaune, Trento, Entella, Nizza, Monaco ed Herta: tutte sbaragliate dalla falange macedone (o partenopea). Sorprende poi come Sarri abbia impostato i test su cui valutare lo stato del proprio plotone: in un calcio in cui dominano le tournée esotiche e i viaggi aerei intercontinentali, Sarri ha preferito valutare i suoi ragazzi in un programma classico di amichevoli, con un livello crescente di difficoltà.

Difficoltà superate in bello stile: l’allenatore in tuta è ripartito da un’ideologia ben definita, da un gruppo che pende dalle sue labbra e che riproduce alla perfezione sul campo i meccanismi studiati in allenamento. E’ ripartito, soprattutto, da una macchina da goal. 31 sigilli che valgono come conferma di un famoso detto: “Morto un papa se ne fa un altro”. No, dalla dipartita di Higuain non bisogna versare alcuna lacrima, da questo punto di vista il Napoli è in un porto sicuro. Curiosità: il sigillo di Milik rassomiglia vagamente al primo centro di “quello lì” con l’azzurro addosso. Con il Chievo nell’agosto 2013, per onor di cronaca. Passaggio di consegne in corso: chi ben comincia, in fondo, è già a metà dell’opera.allan hamsik insigne strinic

Un quadro generale niente male, che si completa con la difesa registrata (l’unica pecca il goal dell’Herta e qualche sbandamento in Germania) e con un’iniezione di fiducia generale. Che serve a compensare almeno in parte un’estate tribolata nelle pubbliche relazioni tra tifoseria e società, entrambe vittime di una pirandelliana incomunicabilità. Scurdammoce ‘o passato, allorae pensiamo soltanto al futuro. Promette bene, d’altronde. Lo dice il campo, unico insindacabile giudice, e lo dicono anche i numeri.

Vittorio Perrone
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