Napoli, ora non perdere la testa: onore e Roma chiamano, mollare sarebbe un suicidio

Non mollare. È questa, in soldoni, la preghiera che oggi è dovuta, sentita, spiegata in quel di Napoli. Il contraccolpo sarà inevitabile, così come gli strascichi: ma la classifica non permette passi falsi, nonostante una partenza fortissima ed un prosieguo di stagione assolutamente da incorniciare.

TENER DURO – No, Udine non può cambiare tutto. Anzi: non può cambiare un bel niente. E non può farlo soprattutto per il gioco e l’anima espressa da questa squadra in più trenta partite, per ogni volta che gli azzurri han saputo dare una lezione intera al calcio italiano. Tener duro vuol dire far fede ancora a tutto questo, a non buttare il lavoro in malora. Non lo merita nessuno: né i tifosi, né i giocatori. E ancor meno Sarri. Che ora intravede alle spalle la Roma, post derby finita a solo quattro lunghezze dal secondo posto. Il miglior modo per riscattarsi? Sempre lo stesso: tenere, tenere bene e non disunirsi. Senza Gonzalo Higuain sarà dura: ma questa squadra ha l’obbligo morale di sopperire a qualsiasi difficoltà.

Maurizio Sarri

E LA MATEMATICA… – Dopo la batosta della Dacia Arena, i fari sullo scudetto sono inevitabilmente calati: ma perché non provare ad illuminare ancora il proprio cammino? Sensazioni a parte, qui la matematica non condanna. E il calendario, almeno nella prossima giornata, può essere un alleato niente male. Insomma: non tutto è perduto. A patto però che non si molli, che si tenga stretta e ben salda la corda che lega il Napoli all’impresa. Non necessariamente tricolore: basterebbe un affaccio sulle grandi notti europee, su quella Champions che manca troppo. Manca uno step, il rush finale. E occorre davvero poco per acquisirlo definitivamente. Non mollare. Eccola, la preghiera. Sarebbe un suicidio, uno di quelli dolorosissimi. N’è bastato uno, alla Dacia Arena, con un Higuain in lacrime. Occhio alla Roma, sì. Però dritti per il proprio cammino.

Cristiano Corbo

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