L’insaziabile Higuain: riferimento per i compagni, fiore all’occhiello per Maurizio Sarri

I campioni scendono in campo per fare la differenza, in ogni incontro: campionato, coppa, amichevoli. Non conta: l’esempio viene sempre dall’uomo più rappresentativo, quello che ha più onori e soprattutto oneri. La serata del Pipita Higuain contro il Verona comincia così, con l’inesauribile voglia di essere protagonista e con la volontà di essere in campo a guidare i compagni verso la vittoria. L’argentino vive, ormai lo sanno tutti, un periodo straordinario in cui viene fuori sempre più il suo estro. Inventore, metronomo, jolly, difensore aggiunto, centrocampista adattato ed ovviamente rapace d’area di rigore, finalizzatore divino, delizioso, uno spettacolo per gli occhi di chi ama il calcio. Un patrimonio, un valore aggiunto per il Napoli e per Maurizio Sarri: lui è l’esecutore per antonomasia, sempre pronto a seguire i dettami del suo mister. Gli azzurri con un Higuain così hanno alzato l’asticella ma lui, con un ambiente che gira intorno a lui ed un allenatore che a colazione gli dà pane e motivazione, ha spiccato il volo.

Anche contro il Verona ci ha provato in tutti i modi: voleva segnare, il Pipita, a tutti i costi. Quasi come se sentisse la necessità, come se non segnasse da mesi e invece si è fermato solo ieri: con la Roma e poi con gli scaligeri, ma prima tutte partite da protagonista, impreziosite dalla sua classe e  dalle sue reti. Con l’Hellas ci prova fin da subito, serve splendidamente El Kaddouri, alza la testa non una ma tre volte, per capire se il compagno c’è: assist man, oltre che realizzatore. Poi va in rete, ma è solo fuorigioco. Però, da quel minuto al 70′, prima di essere sostituito, è un fiume in piena: spaventa la difesa muovendosi come solo lui sa fare, fa impazzire i suoi marcatori, costretti ad inseguirlo dappertutto, perché da quei piedi può sempre venire qualche pericolo. Alla fine Bianchetti e compagni lo fermano in qualche modo, più per fortuna che per altro. Poi cade e il silenzio avvolge lo stadio: niente paura, è solo un falso allarme, sta bene.  E infine lui esce tra gli applausi dei pochi presenti che gli confermano la propria devozione, il re del San Paolo è solo lui. 

Al momento del cambio sorride e abbraccia Maurizio Sarri, una scena a cui oramai tutti sono abituati, da inizio stagione. I due uomini che stanno portando il Napoli in alto hanno un rapporto tutto loro, come quello di un maestro col suo allievo prediletto. Perché il Pipita avrà dato tanto all’ex tecnico dell’Empoli, ma quest’ultimo lo ha arricchito in una maniera tale che lo stesso attaccante argentino non credeva possibile. I successi del Napoli passano da qui, da questa calma fuori dal campo che diventa tempesta nel rettangolo di gioco. Perché il feeling è sicuro, quello non se ne va, avrebbe cantato Pino Daniele. Napoli si addormenta e si coccola il suo insaziabile attaccante, mai domo, sempre alla ricerca della rete. Perché essere uomo squadra sarà anche bello, ma la linfa vitale dell’attaccante, a maggior ragione del più forte attaccante centrale al mondo, è sempre il gol.

Gennaro Donnarumma
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