La gabbia della Roma chiude un Napoli poco “leone”: ma non si parli di ridimensionamento…

Le mani in faccia di El Kaddouri, dopo quell’ultima azione così impregnata di speranza, diventano candidamente emblematiche: il Napoli ci ha creduto. Tanto, come poteva e quanto poteva. Solo che un leone in gabbia non è detto che riesca sempre ad uscire. E non è detto che l’azzanni, poi, la preda. Anzi: la realtà dei fatti è che una gabbia costruita ‘come si deve’, a quel leone, sa togliere anche l’ossigeno. E ora il fiato sul collo di chi insegue, così come l’ansia dei numeri, diventano più fastidiosi degli impeccabili Rudiger e Manolas.

IL GIOCO – Sessanta percento di possesso palla, sette angoli a favore contro l’unico dei giallorossi. I quali non sono mai riusciti ad inquadrare la porta, differentemente dagli azzurri, andati ad impensierire Szczesny almeno una dozzina di volte. I numeri lasciano ovviamente il tempo che trovano, però restano portatori sani di verità. E sono insindacabili, soprattutto. Non come l’operato dell’arbitro, e neanche come un pallone che ha superato o meno la linea di fondo. Qui diventa indubbio l’asserto finale del match: c’era una squadra che attaccava, un’altra che difendeva. E che magari partiva in contropiede, e che poi sbatteva contro un super Koulibaly o contro il solito impeccabile lavoro tra mediana e difesa. Insomma: non si parli di un Napoli ridimensionato. Al limite, si parli di una prova di maturità – a tratti – fallita.

UN PASSO INDIETRO – Ecco: anche qui occorre non travisare. Ma allo stesso tempo riflettere: in un match così chiuso, così maschio (trenta falli in totale), la squadra di Sarri ha perso un’ottima occasione di ribadire al campionato la sua forza e la sua voglia di vincere. Non si è dimostrato pronto, il Napoli. Né a sfruttare un break decisivo per la stagione, né a spegnere le voci del presunto calo palesato dalla sconfitta di Bologna. Ed un minuscolo passo indietro, controvoglia, l’ha fatto inoltre Gonzalo Higuain: poco decisivo, quasi mai realmente in grado di liberarsi dalla morsa dei centrali giallorossi. Col solito Pipita, la sensazione è che sarebbe andata a finire in modo diverso. Decisamente.

RIPARTIRE – Ma è un discorso, quello sul centravanti argentino, facilmente estendibile a metà degli undici lanciati nella bolgia del San Paolo. Questione di testa o di gambe? Ce lo dirà il tempo. Perché sì, ci sarà modo di reimpostare la marcia, di ritornare sui binari giusti. E di riprendere l’Inter, soprattutto. Perché un passo storto – e non falso – non pregiudica il percorso di nessuno, ancor meno in una battaglia così avvincente e senza esclusione di “colpacci”. A partire già dalla Coppa Italia, dall’Hellas Verona e dalla voglia matta delle presunte “seconde linee”. Oh, la turnazione: eccola che ritorna. Vuoi vedere che riporterebbe tutto alla normalità? Magari non ditelo a Benitez, potrebbe prendersela…

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Cristiano Corbo

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