Il calo azzurro, le mani di Mirante e quella di Mazzoleni: Il Karma esiste e fa visita al Dall’Ara

Guasta la festa al Napoli il Bologna di Roberto Donadoni. La trasferta azzurra – temuta da qualcuno, scontata per qualche altro – ha riacceso un riflettore sulle carenze a lungo offuscate dalle ottime prestazioni e dalla lunga scia di risultati positivi. È un 3-2 che pesa, rimediato per giunta in extremis per scampare ad un’inaspettata e pessima figura. Il Napoli, arrivato al Dall’Ara da prima della classe, rompe l’incantesimo e torna a casa a testa bassa, distruggendo in 60’ l’euforia che ha contraddistinto la settimana azzurra, 25 anni dopo quel primato tanto atteso. Una gara dal copione già scritto, preannunciata all’undicesimo minuto di gioco, quando Callejon – finalmente solo davanti a Mirante – consegna al portiere di casa la palla per l’ipotetico e immediato vantaggio. Un errore che non ha del clamoroso, ma segna l’avvio di una gara da cui poter ancora imparare tanto.

MERITI E DEMERITI – È un Napoli impreciso e sorpreso, quello messo K.O dai rossoblù. La foga agonistica del Bologna, ispirato dal calibro dell’avversario e particolarmente motivato, non dà tempo all’ossigeno di arrivare al cervello. Parte spedita la rosa dell’ex Donadoni, contrariamente a quell’ipotesi di estrema difesa che risuonava da giorni nell’aria. La voglia di Destro, il duo Mazzoleni-Di Liberatore e i guantoni di Mirante sono solo un assaggio di quello che di lì poco sarebbe toccato agli azzurri ed è subito 1-0. Il Bologna porta a spasso l’undici schierato da Sarri, quello bello e titolarissimo che finora ha regalato gioie e soddisfazioni. A cercarlo, un errore di fondo, si fa fatica: calo fisco e mentale alla base di un risultato che ha dell’incredibile, complice l’entusiasmo forse eccessivo. 20’ di Inferno costringono il Napoli a tenere viva l’attenzione, vana sulla palla inattiva che regala il raddoppio ai padroni di casa, mettendo in luce quei movimenti imprecisi di una difesa che a tratti pasticcia ancora. I numeri, stavolta, non sono poi tutti a favore degli azzurri: contro il superiore possesso palla e le maggiori occasioni da gol – quasi tutte nella seconda frazione di gioco – la cifra spropositata di palloni persi a centrocampo. 30 quelli azzurre, contro i 13 di una squadra che è all’estremo opposto della classifica. 30 quelli recuperati dal Bologna, contro i 17 degli azzurri. Stavolta nemmeno la ripresa del secondo tempo ha consegnato il sorriso – e la vittoria – al Napoli, beffato da quel terzo gol che è riuscito a fare la differenza.

COPIONE BEFFARDO – Nulla possono i numerosi attacchi azzurri contro il muro eretto da Mirante, da sempre nemico acerrimo dei partenopei. E se Callejon colpisce un palo, Higuain spedisce la palla in curva e Reina pasticcia sorprendentemente, qualcosa (forse) era da aspettarselo. La fortuna recriminata dai più dopo la vittoria sui nerazzurri, stavolta ha sbagliato sponda e se qualcuno non credesse ancora nel Karma ci sarebbe da sorprendersi. Inutile la doppietta del Pipita, che sullo scadere prova a riportare gli azzurri in partita, nella speranza di strappare un punto preziosissimo: l’incidente di percorso del Dall’Ara restituisce consapevolezza e umiltà al Napoli, ma rimarrà solo tale. Guai a vanificare lo straordinario girone di andata rimesso in sesto da Sarri, guai a colpevolizzare i singoli e distruggere le speranze. Guai a scendere dal carro e tornare a fasciarsi la testa: perché in fondo se storta va diritta vene, ma nessuno bestemmi più.

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