Le pagelle di Napoli-Inter: sorpasso con infarto. Higuain è disumano, Reina capitano coraggioso, Allan un buldozer. Callejon e Insigne…

Reina 8: Non è la solita gara da spettatore, non può esserlo, Reina lo sa e tira fuori un connubio di carisma e classe a disposizione del gruppo. Sicuro e reattivo in uscita, impermeabile in ogni situazione di rischio. L’intervento da tre punti nel finale su Miranda è un capolavoro di tecnica e istinto. La fascia ottenuta all’uscita un vezzo – e una nota al merito – in più nell’assalto finale dove lo spagnolo diviene un protagonista assoluto.

Hysaj 6: Gli  avversari provano la giocata e lui è costretto a giostrare sempre a guardia della propria metà campo,  coadiuvato da un Callejon sempre presente sulla linea dei centrocampisti. Compatto, cattivo,

Albiol 6,5: Come prima fonte di gioco è sempre una garanzia. Il pallone poi reso magico da Higuain come dimostrazione. Icardi non la vede mai, stessa fiele per chiunque decida di stazionare dalle sue parti. Imperscrutabile.

Koulibaly 6,5: Un brivido a margine della prima apparizione dei nerazzurri in area, indecisione alla quale pone comunque rimedio. Sente la partita, un pizzico di incertezza che influenza qualche indecisione di troppo in impostazione. In marcatura è spesso efficace nel lasciare poco spazio alle bocche di fuoco di Mancini, sfortunato sul goal avversario.

Ghoulam 6: Per quarantacinque minuti l’undici avversario affonda di rado dalle sue parti, spazio quindi a una presenza costante nella metà campo nerazzurra. Le sovrapposizioni con Insigne sono un’ottima variante alle trame di gioco partenopee. Si stacca molto meno nella ripresa dove soffre  qualcosina in più anche in fase di non possesso.

Allan 7: L’avversario è squadra fisica, compatta, che punta tanto su aggressività e cattiveria agonista. Un invito a nozze per il classe ’91 carioca che nel clima da torcida si esalta e mette in campo il suo meglio: dinamismo e consueta qualità, fosforo e polmoni. Gli spunti in progressione sono sempre una chiave irrinunciabile del suo gioco, dribbling ed accelerazioni alle quali gli avversari faticano a mettere una pezza, chiedere a Nagatomo. L’ammonizione la inventa Orsato.

Jorginho 6: Mancini è consapevole che il classe ’91 di Imbituba è il cervello dell’intera manovra azzurra e le sue carte in quella zona del campo sono ben giocate. Il numero 8 azzurro non riesce a imprimere, a corrente alternata, ottimi ritmi tra fraseggio ragionato e recuperi, ma i ritmi sono indubbiamente meno forsennati rispetto al solito.

Hamsik 6: Molto bene per un tempo, poi è un calando. E’ lo slovacco a dare il la alla ripartenza dalla quale sboccia il vantaggio partenopeo; solo il primo spunto a premiare lavoro oscuro e giocate importanti. Nella seconda frazione di gara il margine d’errore di restringe ed il rendimento ne risente non poco, tende a sfumare ed il risultato è palese. Si rende pericoloso, ma manca la freddezza dei tempi migliori.

(Dall’80’ David Lopez sv)

Callejon 6,5: Ha tra i piedi la palla del raddoppio, limpida, su tracciante illuminato di Hamsik; il suo marchio di fabbrica, il destro radente a incrociare che tante volte ha fatto esultare il pubblico di Fuorigrotta, resta però compresso in una conclusione svirgolata. Si spende al solito sull’out destro, una sicurezza nei raddoppi e nelle chiusure preventive, gambe e intelligenza tattica al servizio di un gruppo che non può oggettivamente farne a meno.

(Dall’87’ Maggio sv)

Insigne 6: La gara è da far tremare coronarie e polsi, il contesto dove per consuetudine il 24 azzurro dà sempre tutto sé stesso, anche qualcosa in più. Fin dalla prima frazione di gara danza sul pallone, giocate sul velluto, stop a seguire ad allietare la platea del San Paolo, si fa notare anche in fase di ripiegamento. Manca però la cattiveria e la scelta giusta negli ultimi venticinque metri, fattore non da poco a condizionare il giudizio sulla sua prestazione.

(Dal 70′ El Kaddouri sv: qualche buona negli ultimi venti minuti di sofferenza, nient’altro.)

Higuain 8: Neanche il tempo di respirare, un solo giro di lancette e il timbro dell’argentino è già profondo sulla gara. Controllo ad innescare un destro dalla potenza devastante sul quale Handanovic può solo porgere un tiepido pensiero. Arsenico puro per pensieri e gambe nerazzurre, che vedono stravolta ogni strategia. Partita sui binari giusti e per un tempo indossa, al solito, le vesti dell’attaccante totale, freddo sotto rete ma in grado di spendersi per la squadra e cercare sempre la giocata più utile al servizio dei compagni. All’ora di gioco chiude i conti con una giocata da attaccante di livello superiore: ruba palla, scatto bruciante e battuta a rete sibilata. Il palcoscenico giusto con cui mettere in chiaro quanto a livello europeo siano pochi a poter reggere il passo di questo Higuain, mostruoso.

Sarri 7: Il sorpasso è arrivato, e oggi, forse, non si può ancora bestemmiare ma ragionare, quello si. Il suo Napoli è primo con merito, dopo aver superato un’ottima Inter. Addiritttura migliore nella seconda frazione di gara, giocata in inferiorità numerica. Il risultato stavolta, nonostante le premesse in conferenza stampa, è arrivato con il gioco certo, ma soprattutto con il cuore. Un elemento che il tecnico ex Empoli ha attestato di saper infondere, esplosivo, in questo gruppo. Ora arriva il difficile, ma un difficile tremendamente bello, tutto da vivere. Con la forza di un progetto tecnico il Napoli da cacciatore diventa lepre, e lo fa forte delle certezze messe in mostra anche in un Monday Night difficile, ma tremendamente avvincente.

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