Il talento e la voglia: ecco Insigne, il vero ago della bilancia del Napoli

Oplà, ecco Insigne. È un leitmotiv che funziona da un po’, soprattutto da quando Lorenzo si è trasformato da ‘scugnizzo’ a ‘omm’ vero e proprio. Serviva tempo, servivano minuti. Serviva fiducia. L’abbraccio con Sarri l’ha difatti esplicitato, sia al ventiquattro, sia al Napoli tutto: questa serie di mancanze sono marcite coi nuovi dettami tattici dell’ex Empoli. È che forse, molto più banalmente, serviva un maestro. Mica un professore. Sfumature, sì: però decisive.

INIZIO IN SALITA – Eppure sul balcone di Giulietta, Lorenzo pare ci arrivi quantomeno in ritardo: nella città dell’Arena, il suo spettacolo diventa un crescendo che in fondo non ammette repliche. Non sempre gradevolissimo, certo. Ma di una costante crescita che a sua volta sfocia in una fase d’attacco piuttosto consistente. Eccolo, il diesel tutto azzurro. Che al canovaccio di uomo in più, aggiunge passaggi in verticale, scambi stretti. E tentativi a rete. Spesso, pure risolutori.

PROVA DI MATURITA’ – La partita di Insigne va praticamente di pari passo con quella della sua squadra. Dunque, è a tutti gli effetti una prova di maturità. L’ennesima, sia chiaro: perché sui nervi saldi del Napoli non c’è ormai nulla da obiettare. Il pregio più grande? La calma con cui si porta la manovra in avanti, la convinzione con cui gli azzurri si affidano ai propri mezzi. Prima o poi, non si scappa: questa squadra fa male. E su ogni campo. E con tutti gli effettivi. Nei fischi del Bentegodi, l’anima partenopea ha saputo ruggire. Quella d’Insigne, l’ha fatto un po’ più forte.

IL MESSAGGIO – Chissà se quell’urlo è arrivato fino ad Antonio Conte. Di sicuro, quel destro che bacia il palo ha nel ct il suo destinatario preferito: gli ha fatto male, l’ultima esclusione. Guardando questo Lorenzo, ha fatto ancor più male alla Nazionale. Un gol ed un assist, nel mezzogiorno di fuoco di Verona: tra pressione e fischi, ecco servita una gran dose di carattere. Voleva uomini, Conte. A Napoli c’è un ragazzo che sa fare da ago della bilancia, ed ha anche un talento niente male. Il messaggio è innegabilmente chiaro: ora come ora, il Magnifico è il talento italiano più puro di tutti.

Cristiano Corbo

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