Quei centimetri che fanno la differenza

E’ tutta una questione di grandezze. Spaziali o temporali che siano. Cambia la prospettiva, cambiano le conseguenze. Cambia la radice di ogni pensiero. Insomma, le misure contano o no? Dilemma di dimensioni shakespeariane. Ma basta dare un’occhiata alla vostra partner e sarà stracolma di risposte. Contano, certo. In tutte le discipline, perchè non dovrebbero incidere nel calcio. Conta la misura di un passaggio o di un traversone, di una vittoria o di una sconfitta, di uno sfottò o di una polemica. Pochi centimetri e cambiano le carte in tavola. E anche ai piedi del Vesuvio ci stiamo accorgendo quanto valgono queste regole.

DI MISURA. Un colpo di biliardo che lentamente si accomoda sul palo lontano prima di insaccarsi in rete. La traiettoria inseguita col fiato sospeso e le braccia a mezz’asta. Quella palla di Higuain è entrata di pochissimo. Più o meno di quanto è invece uscito il colpo di testa di Widmer smanacciato da Reina. Ed è bastato per strappare tre punti pesantissimi contro un avversario rognoso e ben messo in campo. Una vittoria con il minimo scarto, come fanno le grandi squadre. Ma anche con qualche sprazzo di eccessiva tensione e un atteggiamento un po’ lezioso che ha permesso ai friulani di crederci fino in fondo. Tutto però all’insegna del solito equilibrio e di uno striminzito conteggio di tiri subiti. Non la volubile fortuna di altri 1-0 che caratterizzano la cima del nostro campionato; bensì le solide fondamenta di una struttura a tratti accecante per imponenza e intreccio di colori, ma capace di brillare anche se la notte è un tantino più buia.

SU MISURA. Il Napoli che continua a stupire è un abitino scollato, un po’ fashion e un po’ appariscente, che fa la sua squisita figura sia alla pizzata con le amiche che al meeting di lavoro. Quel vestitino che tutti sembrano invidiarci è cucito centimetro dopo centimetro sulle spalle di Gonzalo Higuain. “La formazione sarà composta da dieci giocatori più Higuain”, diceva in Trentino il saggio Sarri. E il Pipita aveva bisogno di sentirsi indispensabile dopo le vicissitudini dell’ultimo anno. Più che mai al centro del progetto, sta mostrando tutto il suo infinito valore, candidandosi  come la vera discrminante nella lotta al titolo. Gol decisivi, assist al bacio, sacrificio per i compagni, addirittura movimenti da trequartista per aprire le difese troppo ermetiche. E tanti sorrisi, soprattutto per i compagni, riducendo ai minimi termini la furia che ne ha condizionato tante prestazioni la stagione scorsa. Tutto il carisma per caricarsi sulle spalle i sogni di una città intera. Difetti da limare? Magari iniziasse a segnare i gol facili facili, chissà…

SENZA MISURA. I centimetri, quelli in altezza non fraintendiamoci, non sembrano essere dalla loro parte. Tanto che le chiacchiere degli ultimi tempi intorno a Mertens e Insigne finiscono per seppellirli. O almeno questo pare essere l’intento dei classici detrattori. Prima la carovana di commenti e invettive dopo le loro reazioni, sicuramente sopra le righe, durante la gara contro il Palermo. Calmate le acque su quella vicenda, si torna a fare sermoni sui nostri talenti tascabili. Il “caso” Insigne, montato ad arte da chi ama alimentare l’astio tra i napoletani e la Nazionale, ha oltrepassato il limite del buon senso già da un pezzo. E anche il ct Conte dovrebbe sottoporsi ad un mea culpa, soprattutto se ha davvero parlato in seconda battuta di una scelta tecnica. Se il codice comportamentale può essere discutibile ma rispettabilissimo, escludere il miglior attaccante esterno di questo campionato per ragioni di rendimento sarebbe un harakiri clamoroso. E Dries? Mah. Si dice che sia partito integro. Anzi no, era già infortunato. Ah no, scusate, si è fatto male nel bagno dell’aeroporto. Rimbalzi di notizie parziali tra Napoli e il Belgio. Tre, quattro, cinque settimane di stop. Referti medici e tempi di recupero stanziati senza nemmeno sapere di che danno si tratta. Come il brodino della nonna, dov’è legittimo aggiungere qualsiasi ingrediente per esaltare il piatto. Soprattutto quando manca la domenica di calcio e le novità scarseggiano. Ma la volontà di sensazionalismi per attrarre la massa non manca mai.

Insomma alla base di tutto c’è la capacità di dosare e dosarsi, imponendo il principio dell’equilibrio. Solo così si è in grado di misurare i propri obiettivi. E andare oltre.

Ivan De Vita

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