ESCLUSIVA – “Il Napoli potrebbe cambiare anche lo sponsor ufficiale. Nike? Non conviene”

L’aspetto economico di un club di calcio è ormai preponderante. E va di pari passo con quello sportivo, almeno in Italia, dove purtroppo le società – e il Napoli non fa eccezione – vivono troppo sui proventi derivanti dalle tv e – soprattutto le big – da quelli che la Uefa distribuisce per le partecipazioni alle coppe europee. “Diversificazione degli introiti”, attraverso strategie che puntino sulla costruzione di nuovi stadi, musei, merchandising e quant’altro possa generare moneta, è un concetto ancora sconosciuto ai nostri club. E in questa logica quindi, cambiare uno sponsor tecnico, anche per pochi milioni di euro, diventa un valore aggiunto: esattamente quello che sta accadendo al Napoli. In questi giorni si sono rincorse le voci relative alla separazione che potrebbe avvenire con Macron a fine stagione, dopo ben sei anni in cui l’azienda emiliana ha “vestito” gli azzurri. Abbiamo approfondito la questione con Marco Bellinazzo, giornalista de Il Sole 24 Ore, esperto di economia e business sportivo.

Insomma ci siamo, Macron e il Napoli sono pronti a dirsi addio?

“Pare proprio così. Ovviamente non c’è nessuna ufficialità, ma dalle notizie in mio possesso sembra che il club partenopeo possa davvero cambiare sponsor tecnico a partire dal prossimo giugno. E in pole position in questo momento c’è Robe di Kappa”.

Perchè proprio l’azienda torinese?

“Innanzitutto per un motivo economico. Il compenso dovrebbe aggirarsi intorno agli 8 milioni di euro a stagione. Un passo in avanti rispetto ai 6 di Macron, cui De Laurentiis aveva chiesto un aumento a 10. Ma l’azienda bolognese a quella cifra non arriva, mentre Kappa ha bisogno di rilanciarsi in Italia e il Napoli è l’ideale per questo tipo di operazione”.

Molti tifosi si chiedono perchè grandi brand come Adidas o Nike non si avvicinano al Napoli.

“Il motivo è semplice. Queste grandi aziende sponsorizzano i più grandi club d’Europa, con cifre astronomiche. Il tutto ovviamente in relazione alle vittorie, e di riflesso alla pubblicità che possono ottenere. Il Napoli ha sei milioni di tifosi nel mondo, quelli di Bayern o Manchester United non si contano nemmeno; tra l’altro quella azzurra non è una squadra che frequenta con assiduità la Champions League: è chiaro che se un grande colosso si avvicina, lo fa per cifre molto più basse. A quel punto il prestigio sarebbe più per il Napoli, che però con aziende più piccole ha margini di manovra diversi, ad esempio, per la creatività applicabile alle maglie”.

Intanto però l’anno prossimo la Juventus avrà Adidas e la Roma Nike.

“Sì, ma sono due casi molto diversi tra loro. La Juve ha vinto quattro scudetti di fila, gioca sempre in Champions ed ha un marchio conosciuto in tutto il mondo: Adidas verserà nelle sue casse dai 20 milioni a salire ogni stagione. Nike non farà altrettanto con la Roma, che avrà un fisso di 4 milioni all’anno, che potranno salire a 5 quando sarà costruito lo stadio. Insomma, non esiste una regola certa verso cui orientarsi per questo tipo di sponsorizzazioni. Sono tanti i fattori in ballo. Nike vuole il Napoli, soprattutto dopo l’abbandono proprio della Juve: ma non arriva per niente alle cifre richieste da De Laurentiis. Che quindi potrebbe finire per dire sì a Robe di Kappa”.

Quanto incide, nella scelta dei brand che producono maglie, il mondo del sommerso?

“Questo purtroppo è un problema che c’è in tutta Italia, non solo a Napoli. Ma proprio con il Napoli, Macron ha constatato che, prevedendo maglie-replica assolutamente uguali alle originali, ma con un prezzo accessibile, il fenomeno si è attenuato”.

Per quanto riguarda lo sponsor ufficiale invece, vedremo ancora Lete sulle maglie del Napoli?

“Anche in questo caso potrebbe succedere qualcosa. Il Napoli ha interesse a continuare, Lete versa nelle casse del club circa 7 milioni di euro a stagione, che rappresentano una buonissima cifra per una squadra che non può definirsi ancora una big europea. Lete tra l’altro ora è anche sponsor della Nazionale italiana. Ripeto però, qualcosa potrebbe cambiare anche per quanto riguarda lo sponsor ufficiale”.

Virando il discorso su un aspetto più generale, quanto potrebbe incidere nell’economia del club non partecipare alla Champions League per due anni consecutivi?

“Dissi già tempo fa che, nell’arco di un quinquennio, il Napoli poteva “rinunciare” alla Champions massimo due volte. Se la saltasse anche la prossima stagione, si tratterebbe della terza volta, e per forza di cose potrebbe esserci un ridimensionamento. Anche se ci sono delle riserve in cassa per sopperire, senza i proventi dell’Uefa è inimmaginabile che De Laurentiis possa mantenere il livello di ingaggi attuale: bisognerà fare delle rinunce al momento opportuno. Ma auguriamoci che non accada”.

Vincenzo Balzano

Twitter: @VinBalzano

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