Sofferenza, rabbia e gioia: negli occhi di Gonzalo l’anima di una città felice

La bolgia di Fuorigrotta, le note di Pino Daniele ed ancora l’Inter, quasi dal destino per i quarti di Coppa Italia. Sembra tornato tutto al suo posto nella notte del “San Paolo”, che vede il Napoli, detentore del trofeo, armato di coraggio e grinta per superare il turno. Lo fa sotto il segno del Pipita, indispensabile come sempre, insaziabile come sempre. Pipita affamato, che tra tremare gli spalti già al 15’ di gioco. Sotto gli occhi attenti dei 50mila, nel tentativo di anticipo su Brozovic, finisce al suolo dolorante. Attimi di panico: l’espressione dell’argentino non sembra tranquillizzare Benitez. Smania e scuote la testa, prova a massaggiarsi il ginocchio in attesa di soccorsi. Una scena che in pochi secondi distrugge i sogni di gloria della maggioranza, terrorizzati all’idea di perdere il giocatore migliore, nel suo momento migliore. Soffre Higuain, scosso e intimorito, ma non può e non vuole lasciare il campo, se non per smaltire il colpo e fare tesoro dello staff medico azzurro. Stringe i denti e riprende il Napoli sulle spalle, consapevole di dover tirare fuori, ancora una volta, gli artigli.

LA RABBIA – Negli occhi la grinta, quella del leader indiscusso, che macina chilometri di campo e prova a sorprendere Carrizo. Insofferente, cattivo, fiducioso: in ogni porzione di campo, in ogni frangente di tempo. Onnipresente. Non ha di certo bisogno della fascia al braccio per alzare la voce e trascinare i compagni in quell’impresa che, ancora di più nella prima frazione di gioco, sembra prendere sempre più forma. E’ il solito Napoli, propositivo e poco cinico. Fantasioso, ma sprecone, fino a lasciarsi annebbiare la vista da un Inter che a sprazzi prova a ritrovare carattere e imporre il proprio gioco. Trema un legno, ma non Andujar sui guizzi di Icardi e i tentativi da fuori di Hernanes. Tanto possesso e poche occasioni concrete, fino al lampo di genio che illumina Fuorigrotta e restituisce la gloria agli uomini di Benitez. Il nuovo entrato Ghoulam non perde tempo: palla lunga per il Pipita, su rimessa laterale, che approfitta del lungo sonno di Ranocchia e ruba il tempo agli avversari. Sul cronometro poco più di un minuto da giocare, in pieno recupero la rabbia e l’astuzia di Gonzalo sorprendono Carrizo e spediscono il Napoli in semifinale. Inaspettata, per tutti, ma non per lui, che ancora una volta mette la firma al successo azzurro.

LA GIOIA – Si infuoca il “San Paolo”, che abbraccia il suo eroe, non solo di una sera. Appena un anno e mezzo per mettere a tacere i paragoni. Appena un anno e mezzo per accantonare quell’era bella segnata dal Matador Cavani, solo un ricordo lontano nella mente dei napoletani. Re di Partenope, garanzia assicurata. Non sbaglia mai Gonzalo, che negli occhi felici racchiude la gioia dei milioni di napoletani in giro per il mondo. Gli applausi se li prende tutti, orgoglioso di quella gente che ama incondizionatamente. Lui lo sa, da bravo argentino, pulsa forte il cuore di un’intera città. Della Napoli ricca e di quella povera, della Napoli vecchia e di quella contemporanea. Della Napoli centrale e di quella periferica, della Napoli sana e di quella malata. Una sola grande fede, una passione smisurata, un coro di voci che si alza al cielo unanime per gridare forte il suo nome: “Gonzalo Higuain”, quando serve, anche nove volte.

Francesca Di Vito
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