Le critiche a Benitez come quelle che si rivolgevano a Mazzarri. Una soluzione c’è, ma serve un atto di coraggio

L’ennesimo pareggio interno, gli ennesimi punti persi contro le cosiddette piccole: il Napoli persevera nell’errore che lo accompagna da anni. Si, avete capito bene: da anni, non da quando c’è Benitez. Lo stesso difetto si palesava anche sotto la gestione Mazzarri, basta andarsi a rivedere certi risultati. Sia con il tecnico toscano che con quello spagnolo, il Napoli si porta dietro una colpa grave: le rose a disposizione dei due allenatori forti negli undici titolari, meno, molto meno, nelle riserve. Con l’avvento di Benitez qualcosa è migliorato, si possono citare ad esempio Mertens e de Guzman; avere in panchina due giocatori così è di certo sintomo di crescita: parallelamente però, sono cresciute anche le aspettative dei tifosi. In maniera legittima, dato che a crearle è stata la stessa proprietà del Napoli.

Ora sulla graticola c’è finito Rafa Benitez. Reo di cercare nei paragoni tra i fatturati del Napoli e delle altre squadre una scusa per i risultati scadenti degli ultimi tempi; altro capo d’accusa è l’integralismo tattico di cui il tecnico spagnolo sarebbe schiavo. Eppure l’ha spiegato più volte: giocare sempre allo stesso modo significa dare un’identità alla squadra, consentendo a chi gioca meno di avere uno spartito chiaro nel momento in cui si viene chiamati a suonare. Il tempo per allenarsi (e quindi provare nuove soluzioni) è troppo poco, con gli impegni infrasettimanali che ormai (e per fortuna) sono diventati un appuntamento fisso. Guarda caso però, queste due critiche venivano mosse alla stessa maniera a Walter Mazzarri: anche il tecnico toscano tirava in ballo l’argomento relativo ai fatturati, e anche lui vedeva il 3-5-2 come unico modulo con cui poter far giocare la squadra. Insomma, cambiano gli allenatori, rimangono i problemi: il Napoli si è ormai assestato nella parte alta della classifica, ma non riesce ancora a fare quello scatto decisivo verso il vertice.

 Aurelio De Laurentiis ha ripreso il Napoli dalla polvere, riportandolo stabilmente in Europa: questo è già di per sè un grandissimo merito, cui tutti i napoletani dovrebbero far riferimento nel giudicare la sua gestione. Adesso però servirebbero come mai le parole del Presidente: se anche ci dicesse che si è raggiunto il massimo di ciò che si può fare, e che lo scudetto è una chimera cui si può tendere ma che non si può pretendere, ci stringeremmo ancor di più intorno a lui. E passi pure per le aspettative create: sbagliare è lecito, ammetterlo e tornare sui propri passi sarebbe un esercizio di onestà intellettuale che meriterebbe soltanto applausi.

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