Gli alti e bassi di Marek Hamsik, tra tante supposizioni resta una sola verità

E proprio quando sembra che sia tornato, scompare. Stiamo parlando di Marek Hamsik, capitano del Napoli, che in questo ultimo anno e mezzo sta vivendo degli alti e bassi che preoccupano tifosi ed addetti ai lavori. La realtà e la storia dicono però che lo slovacco tra le sue enormi qualità, non annovera certamente quella della continuità. Un difetto che forse poteva essere accettato durante i suoi primi anni azzurri, ma che raggiunta e acquisita la maturità del campione con una fascia pesante ed importante sul braccio, viene evidenziato troppo spesso.

Con l’arrivo di Rafa Benitez, sotto la cui guida è cresciuto un certo Gerrard e che ha allenato un certo Lampard, si pensava che finalmente il giocatore ex Brescia avrebbe fatto il definitivo salto di qualità. Ed invece la sua discontinuità è aumentata, non solo in termini di prestazioni ma anche di gol, solo sette quelli segnati lo scorso anno considerando però lo stop per l’infortunio. E allora via con le supposizioni, per capire a cosa è dovuto questo momento in salita dello slovacco.

QUESTIONE DI MODULO. La prima supposizione è che Hamsik soffra il modulo di Benitez: non ama giocare spalle alla porta e non può mettere in campo la sua grande capacità di inserirsi. Ma questo accadeva anche all’inizio della scorsa stagione quando il giocatore ha segnato quattro gol nelle prime due partite e accade spesso nella Slovacchia dove riesce a fare la differenza nonostante agisca da mediano. Quando in forma poi, riesce ad essere faro tra le maglie partenopee, sacrificandosi per i compagni. Domenica invece, sbagliava anche i passaggi più semplici, a dimostrazione che il problema non sia meramente tattico ma qualcosa di più profondo e magari psicologico.

FORMA FISICA NON AL TOP. E allora passiamo all’ipotesi numero due. Marek Hamsik potrebbe ancora risentire del primo vero infortunio subito la scorsa stagione e che lo ha tenuto out circa tre mesi. Ipotesi più che condivisibile ma lo scorso anno, quando oggettivamente lo slovacco faticava a tirare con il piede infortunato ed a ritrovare il ritmo partita. Adesso che l’infortunio è ampiamente alle spalle non può ancora condizionarlo. Fatto sta, che la sua forma fisica non è ancora al top: spesso manca di lucidità, corsa e movimento, sembrando solo il fantasma del giocatore importantissimo che ha sempre dimostrato di essere. Impensabile credere che soffra le responsabilità: la fascia da capitano del Napoli, meritata ampiamente, pesa più di quanto sembri ma Hamsik è un capitano silenzioso che trascina e dà l’esempio con il lavoro sul campo, spesso chiesto dallo stesso Benitez.

CONVIVENZA SPIETATA. Infine l’ipotesi numero tre, ultima ma forse la più accreditata da molti: il capitano soffre la convivenza in campo con Higuain. I due fuoriclasse non riescono a dialogare al meglio e le caratteristiche dello slovacco spesso non emergono per favorire gli inserimenti e creare spazi per l’argentino (si diceva la medesima cosa quando giocava con Lavezzi, anche se hanno fatto faville). I due insieme hanno però giocato delle meravigliose partite, con fraseggi e sovrapposizioni, non ultima la gara contro il Verona in cui sono stati i veri trascinatori. Quando anche Callejon stenta però, fa fatica ugualmente lo slovacco: in fondo, il Napoli è un puzzle che risulta perfetto solo quando tutti i pezzi combaciano.

Supposizioni a parte, la verità molto probabilmente, è più semplice di quanto sembri: Hamsik e semplicemente Hamsik, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti è soltanto in un momento di forma altalenante risentendo di un Napoli ancora in crescita ed in fase di rodaggio definitivo. Ma resta l’indiscussa e talentuosa bandiera degli azzurri, capitano e trascinatore che ha sposato ormai da tempo la causa del club di De Laurentiis, prontissimo a vincere ancora tanto insieme.

Annamaria Iovino
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