L’involuzione di Albiol coincide con un dato significativo. “Sto imparando a soffrire”, disse un mese fa: ora serve più cattiveria

“In Italia apprendo ogni giorno una cosa nuova. E’ un altro calcio. Quello che mi colpisce è che sto imparando a soffrire”: così parlò Raul Albiol, meno di un mese fa, dal ritiro della Nazionale spagnola. Parole che forse sono state sottovalutate nel loro significato. “Sto imparando a soffrire”: giusto soffermarsi un attimo su questa espressione.

GIOCO DIVERSO – L’Italia è stata nel corso del tempo maestra in fase difensiva. I nostri marcatori, tra i quali l’ultimo fuoriclasse da annoverare è di certo Fabio Cannavaro, hanno insegnato al Mondo intero come attaccarsi alle caviglie degli attaccanti avversari. Questa caratteristica, che da qualche anno ormai si è persa anche da noi, non appartiene per natura ai difensori spagnoli. Albiol non fa eccezione. L’ex Real Madrid non può definirsi propriamente un marcatore. E c’è un dato che fa riflettere: in questo scorcio di stagione è stato impiegato già 14 volte, saltando solo la trasferta di Europa League con lo Slovan Bratislava; in queste 14 partite giocate, il difensore iberico è stato ammonito solo in due occasioni: a Genova, prima di campionato, nella vittoriosa trasferta di Marassi, e a Udine, nella Caporetto azzurra al Friuli. Due cartellini gialli spalmati su quattordici presenze hanno un solo significato: poca cattiveria agonistica. Albiol fa dell’intelligenza tattica la sua arma migliore, lo si è capito nello scorso campionato. Cerca spesso l’anticipo, ma in marcatura va in difficoltà: l’errore di Bergamo sul gol di Denis è emblematico. Un errore sottolineato anche da Rafa Benitez in sala stampa nel post partita con l’Atalanta. “Parlerò con Albiol, cercherò di capire cosa sta succedendo”, disse il tecnico spagnolo sette giorni fa.

CATTIVERIA E CONCENTRAZIONE – “In Italia apprendo ogni giorno una cosa nuova. Al Real dopo 25 minuti capitava di stare sul 4-0. Qui, invece, non succede mai, nessuno vince con uno scarto così dopo 20 minuti”. Vale la pena tornare a quell’intervista allora. Perchè Albiol sta capendo una cosa importante: in Italia non esistono partite semplici. Perchè il calcio del nostro Paese non sarà più bello come una volta, ma resta di certo quello più difficile. Nel quale giocano vecchi filibustieri dell’area di rigore (German Denis uno di questi), pronti a non perdonare il minimo errore. Cosa serve quindi al difensore spagnolo? “Sto imparando a soffrire”, disse. Bene, la sofferenza allora deve comportare reazioni dure. Anche a costo di prendere qualche cartellino in più. Perchè se affianco alla sorpresa Koulibaly rifiorisce un nuovo Albiol, la fase difensiva del Napoli potrebbe cominciare a non essere più da brividi.

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