Uno svizzero in Svizzera, luci ed ombre per Gokhan Inler ieri a Berna

Per lui era una gara speciale, alquanto strana ed emozionante allo stesso tempo. Uno svizzero in Svizzera si potrebbe dire, a settanta chilometri dalla cittadina nella quale è nato e cresciuto, Olten. Gokhan Inler conosceva bene lo Young Boys, le insidie della squadra di Forte e del campo sintetico, di un team compatto e motivato a caccia dell’impresa. Purtroppo, così è stato: in una notte magica, a festeggiare sotto il cielo di Berna sono stati i gialloneri, conquistando una vittoria che non solo li proietta in testa alla classifica del gironcino ma che ridimensiona le certezze di un Napoli che ormai vacilla anche in Europa.

Avrebbe voluto fare la differenza il mediano, lui che fino all’esperienza italiana ha sempre giocato in Svizzera, ricordando bene i punti di forza del team di casa allo “Stade de Suisse”. Molti avversari li ritrova spesso anche in Nazionale ma non c’era tempo per le emozioni: doveva trascinare il centrocampo partenopeo ad una prova maiuscola per scacciare via le voci, i fantasmi dell’Europa che invece si sono riproposti prepotentemente a lui e compagni. Inler non ha convinto a pieno seppur palesando un miglioramento rispetto le ultime uscite e purtroppo nelle ultime settimane è questa l’atipica normalità. Tranne qualche buon recupero sulla mediana, un finale in crescendo ed un contrasto maschio al limite dell’area degno di nota, il numero 88 azzurro è ancora il lontano ricordo del giocatore che al primo anno all’ombra del Vesuvio aveva fatto faville. L’aria di casa lo ha aiutato a trovare nuova linfa e motivazioni ma serve più continuità e qualità soprattutto quando il match si fa in salita, spesso però non supportato sicuramente neanche dai compagni e da un Jorginho ancora non al top dopo lo stop per infortunio.

Ancora una sufficienza striminzita in pagella per lo svizzero, che domenica contro il Verona dovrà sicuramente riscattarsi, dimostrando ai tifosi ed allo stesso Benitez che il suo è solo un momento di appannamento e che non manca certo in voglia e motivazioni. Le premesse alla vigilia infatti, erano più che positive: “A questo gruppo serve continuità, compattezza ed anche cazzimma”. Sulla teoria ci siamo ma è la pratica a mancare ancora una volta.

Alessia Bartiromo
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