Tutto quello che non va a prescindere dal mercato. Ora è lecito aspettarsi di più: anche da Benitez

Un’altra sconfitta, un’altra delusione. Dopo un mercato al di sotto della aspettative e la prematura uscita dalla Champions League la tifoseria partenopea si sarebbe aspettata una forte partenza in campionato, anche per dare un segnale alla concorrenza e per dimostrare che nonostante tutto gli azzurri fossero ancora competitivi ad alti livelli. Invece il Napoli visto all’opera con il Chievo e ad Udine è ricaduto in vecchi errori, inoltre la gestione della squadra da parte di Benitez ha sollevato tantissimi dubbi.

IL FOLLETTO DELLE FIANDRE – La prima cosa venuta in mente a qualunque tifoso, subito dopo aver visto la formazione schierata ieri dall’allenatore spagnolo, è stata: “Perché non gioca Mertens?”. Domanda più che legittima. Il belga è stato il migliore in campo nella sfida di Europa League contro lo Sparta Praga e una sua riconferma sembrava più che scontata, invece se n’è restato in panchina anche questa volta. La storia del “rende meglio quando entra dalla panchina” non è più credibile, il calciatore ha più volte dimostrato di saper fare la differenza anche dall’inizio e di essere anche decisivo negli ultimi minuti di gara proprio come giovedì, quando all’ottantunesimo minuto si è inventato uno slalom da urlo concluso a rete chiudendo una gara fino al quel momento in bilico. Mertens è uno dei calciatori dotati di più classe in questo Napoli, uno dei pochi capaci di saltare l’uomo con estrema facilità ed è uno di quei giocatori che qualunque allenatore schiererebbe sempre nella propria formazione iniziale. Allora la domanda che ci si pone è semplice: “Perché Benitez continua a lasciar fuori il folletto belga?“.

FASCE CHIUSE – Altra cosa alquanto discutibile è la scelta degli esterni di difesa. In rosa più calciatori possono ricoprire quel ruolo: Zuniga, Ghoulam, Mesto, Henrique e Maggio. L’infortunio del terzino algerino aveva lasciato tutti pensare che la fascia sinistra dovesse avere un solo padrone: ovvero Zuniga, almeno fino a quando Ghoulam non fosse tornato disponibile. Invece Benitez ha preferito schierare il colombiano come trequartista ed ha continuato ad insistere su Britos in difesa, l’uruguaiano ha però dimostrato che a certi livelli è inadatto per ricoprire quella posizione: chiude male le diagonali, non riesce ad appoggiare la manovra in fase offensiva e quando chiamato al cross lo sbaglia costantemente. Per non parlare della situazione sull’altro lato del campo dove Mesto è infortunato e Maggio è palesemente in calo di rendimento e di condizione. In questo modulo Christian non ha spazio nel quale infilarsi e dove può sfruttare la sua miglior caratteristica: la velocità. Benitez chiede ai suoi terzini di saper effettuare entrambe le fasi di gioco e per il possesso palla che intende sviluppare occorre essere dotati di una tecnica di base non indifferente. Tutte doti che purtroppo Maggio non ha, ma che invece il brasiliano Henrique ha dimostrato di saper mettere in campo già nel finale della scorsa stagione e nella gara giocata con lo Sparta Praga. Cose abbastanza chiare a tutti, tranne che al tecnico spagnolo. E allora: Perché Benitez si ostina ad impiegare giocatori fuori ruolo? In un momento così delicato era proprio necessario effettuare così tanti cambi lasciando fuori i calciatori più tecnici? E se proprio doveva essere turn-over, non sarebbe stato meglio farlo in casa contro una squadra sulla carta più abbordabile?

PRESUNZIONE O PROVOCAZIONE – Tutte le domande che i tifosi, e non solo, si stanno ponendo stanno trovando risposta in due correnti di pensiero abbastanza nette: o Benitez è troppo presuntuoso, oppure la sua non è altro che una forte provocazione. La “provocazione” starebbe nel fatto che il tecnico starebbe mandando un messaggio alla società per rimarcare il fatto che il mercato sia stato assolutamente deludente. Altri invece lo ritengono semplicemente un allenatore “presuntuoso”, perché nonostante abbia fatto esperienza nel campionato italiano continua dritto con le sue idee non cambiando mai modulo e non adattandosi mai alle squadre che si trova di fronte, quasi come se il suo ricco curriculum valesse più delle abilità degli avversari. Dall’allenatore più pagato e vincente della Serie A ci si aspetta comunque molto di più a prescindere da quella che sia la vera motivazione di perché questa sia la peggior partenza del Napoli (insieme alla gestione Donadoni), da quando il club è tornato nel massimo campionato nostrano. Una cosa è certa, se soltanto una di queste due correnti di pensiero avesse ragione a pagarne le conseguenze sarebbero soltanto il Napoli e i suoi tifosi.

Pasquale Giacometti
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