Maurizio de Giovanni: “Il turn over non convince e lascia ai tifosi una grande amarezza ma c’è solo un modo per uscire fuori dalla crisi”

Al di là dell’amarezza, al tifoso non resta che la parziale consolazione della dietrologia: l’arte di voler leggere appunto dietro agli eventi, la scienza che comporta la ricerca delle recondite motivazioni. E perciò si chiede, il tifoso, cosa avrà voluto dire Benitez mettendo in campo la squadra che ha messo in campo a Udine. Certo, una partita ogni tre giorni obbliga al famoso turnover, di cui appunto il tecnico spagnolo è maestro; e sì, non c’è dubbio che sia necessario dare spazio a tutti per suddividere scientificamente il minutaggio. Questa sarà la spiegazione ufficiale, corredata da frasi grondanti aziendalismo puro: la rosa è all’altezza, chi gioca ha il pieno supporto di chi sta in panchina, li ho visti benissimo in settimana durante gli allenamenti, i titolari davano segni di stanchezza, eccetera.

Ma siccome il tifoso, ahilui, gli occhi in fronte ce li ha, si sarà chiesto fin da subito come si poteva pretendere di vedere gli azzurri organizzare un gioco degno di questo nome, con due centrocampisti come David Lopez e Gargano che non brillano per fosforo, con Zuniga che ha segnato, ancorché da terzino, la bellezza di quattro (diconsi quattro!) gol in carriera, con Michu che gioca un calcio allucinatorio (nel senso che passa il pallone in luoghi dove i compagni, se li vede, li vede appunto per un’allucinazione perché non ci sono mai).Poi il tifoso pensa che il tifoso deve appunto fare il tifo, sostenendo gli azzurri chiunque siano, e pensa che un tecnico come il nostro capisca talmente tanto più di lui che avrà sicuramente ragione.

Poi però, nel dopopartita, al cospetto della seconda sconfitta consecutiva e ricordando con dolore il momento in cui erano usciti  i calendari e si era fregato le mani sognando il punteggio pieno dopo almeno sei giornate, l’unico sfizio che resta al tifoso è fare il dietrologo. E sognare che magari Rafa abbia voluto mandare messaggi, per esempio alla società che ha preteso di cambiare con De  Guzman, Michu e David Lopez, tutti e tre impalpabilmente in campo ieri, i Mascherano, i Fellaini e i Lucas Leiva che aveva chiesto. O magari che abbia voluto dire proprio a lui, al tifoso, che a fare le nozze coi fichi secchi si fanno tante brutte figure; e che non ci si aspettasse proprio niente, quest’anno, se non qualche bella serata come quella con lo Sparta Praga, quando i migliori danno il meglio. O magari che abbia voluto dare un messaggio ai calciatori, ai titolari, di sentirsi tranquilli perché le seconde linee sono praticamente terze, e non gli insidieranno il posto se non per consentirgli di riprendere fiato.

Qualsiasi sia la volontà del mister, l’output è chiarissimo, e i messaggi molteplici: che alla terza giornata il Napoli, che l’anno  scorso poteva tranquillamente confrontarsi con la pattuglia delle migliori, ha già sei punti di svantaggio rispetto alle lepri Juve e Roma, pur avendo giocato con tre formazioni quali Genoa, Chievo e Udinese che difficilmente vivranno un campionato tranquillo. Che non esiste partita in cui non si riesca a prendere almeno un gol, anche in partite come quella di ieri in cui gli avversari sembravano  davvero incapaci anche solo di avvicinarsi alla porta di Rafael. Che nel calcio non si vince ai punti, quindi il possesso palla, il  fraseggio e i tiri in porta non valgono se la palla non sorpassa la linea. Che il miglior acquisto estivo è di gran lunga Gargano, piccolo caparbio cavallino di ritorno che non sa giocare se non facendosi un mazzo tanto, almeno, ma dal quale non ci si possono aspettare grandi giocate. Che i punti persi all’inizio del torneo, e sono già sei, valgono esattamente quanto quelli totalizzati nelle ultime, decisive giornate. Che a vedere aggirarsi spaesati sul terreno di gioco i De Guzman, i Lopez e i Michu ci si può validamente chiedere se i Behrami, gli Dzemaili e i Pandev fossero così tanto in soprannumero.

E il tifoso dietro logo vorrebbe anche vedere qualcuno un po’ incazzato, nelle interviste e nei tweet; perché è anche un po’ stanco  di vedere sorrisi di circostanza e di ascoltare frasi fatte, e vorrebbe capire oggi, che siamo fuori dall’agognata Champions e che dobbiamo giocare il giovedì la molto impegnativa e poco patinata Europa League, se saremo costretti a soffrire tanto a ogni turno di  campionato successivo. Perché, pur senza voler essere dietrologi, non si capisce come si possa pensare di schierare l’imbarazzante
e imbarazzato Britos sulla fascia e l’allucinato e allucinante Michu al posto di Marek ed essere tra i migliori allenatori al mondo.

Ma, è chiaro, siamo solo all’inizio. Le partite da giocare sono tantissime, e verranno tempi migliori: basta non mollare. Il tifoso non molla, non è nella sua natura: sarà di nuovo in trincea, fin da mercoledì. Che tanto meno molli la squadra. Che tanto meno molli lo staff tecnico. Nessuno molli, e ne verremo fuori anche stavolta.

FONTE Maurizio de Giovanni per Il Mattino

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