“Vorrei dieci napoletani in campo”. La scugnizzeria, da oggi, può tornare a sognare…

Tanti, troppi stranieri in Serie A e soprattutto nel Napoli. A Genova, nella prima partita di campionato, soltanto tre azzurri tra gli undici titolari erano di nazionalità italiana: Maggio, Insigne e Jorginho (italo-brasiliano). Una inversione di tendenza attuata da Rafa Benitez sin dal suo arrivo all’ombra del Vesuvio, a discapito delle parole pronunciate da Aurelio De Laurentiis subito prima del trofeo Gamper, disputato il 22 agosto contro il Barcellona: “Visiterò e studierò le strutture organizzative del Barcellona. Voglio capire, con grande umiltà, come lavorano e come gestiscono la loro cantera. Dobbiamo imparare ad imitare i modelli che adatteremo alla nostra scugnizzeria. Il Barcellona e l’Ajax sono all’avanguardia”.

Tuttavia, nella conferenza stampa odierna, proprio Benitez ha attuato una vera e propria inversione di tendenza: “ Io voglio vedere dieci napoletani in squadra e meno stranieri in Italia. Bisogna capire perchè i giocatori forti vanno via e perchè ci sono troppi stranieri. In Spagna ci sono tanti spagnoli perchè c’è molta qualità e si lavora con progetti. Bloccare le comproprietà è stato importante perchè così non crescono le società e nemmeno i giovani”.

La spiegazione dunque è chiara: la volontà di aprire agli italiani (e soprattutto ai napoletani) c’è, ma bisogna attuare una riforma che permetta la crescita del settore giovanile e delle strutture dei club. In Spagna tutto ciò è possibile ed è proprio per questo che Benitez, tecnico spagnolo, attinge principalmente dal proprio paese d’origine per rinforzare le proprie squadre. Una apertura quasi inaspettata, che può aprire nuovi scenari in vista delle prossime stagioni.

Un nuovo futuro all’orizzonte per la scugnizzeria. Stavolta, meno nuvoloso

Antonio De Filippo

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