“Benitez ha smontato il gruppo”. Goran Pandev e le manie di protagonismo

Di sassolini nelle scarpe ne aveva proprio tanti, per parlare appena arrivato in terra turca. Eppure il buon Goran Pandev sembrava così taciturno, in campo come nella vita, nelle stagioni con la maglia azzurra addosso. Prima lui, poi Behrami: oggi abbiamo assistito agli encomi e ai saluti amari dei campioni che sono partiti. E Dzemaili sicuramente non le manderà a dire.

“Ho capito che non ci sarebbe stato spazio per me e questo mi è dispiaciuto” – ha confidato Goran a Il Mattino, nell’intervista di questa mattina. Che peccato. Sì, perché con qualche chilo in meno e una condizione fisica migliore, forse, il posto da titolare se lo sarebbe guadagnato. Forse. Che si aspettava Pandev? Di avere il posto fisso in campo? Di essere, nella lista di Benitez, davanti a gente come Mertens, Callejon, Insigne? 

In 3 anni a Napoli Pandev ha collezionato 92 presenze e 19 gol. Non male per uno come lui, che ha giocato la finale di Champions da titolare a Madrid nell’Inter di Mourinho e del triplete. Ma quello visto a Napoli è stato un altro Pandev. Tutti ricordiamo la sua doppietta alla Vecchia Signora nella bolgia del San Paolo, nella sua prima all’esordio da titolare. Quella partita finì 3-3, con la rimonta bianconera e l’amaro in bocca di noi tifosi partenopei. Lo stesso amaro che ci rimane quando leggiamo le parole del macedone: “Benitez ha smontato un gruppo vincente, non si doveva cambiare così, da un giorno all’altro”.

Quelle di Pandev sembrano più dichiarazioni dettate dalla voglia di rivalsa che un saluto ai napoletani. Ed è inutile augurare ogni bene quando non si fa altro che sparare a zero sul nuovo progetto che ha lanciato la società. Buona avventura in terra turca, caro Goran. Ma potevamo salutarci in maniera diversa. Perché prima che essere campioni, è bene essere uomini.

Raffaele Nappi

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