Benitez contro i professionisti del pettegolezzo made in Naples

“Il nipote del vicino della signora che fa le pulizie a casa dell’amico di un giocatore del Napoli ha detto che ha avuto un problema con l’allenatore e quindi andrà via. Basta con queste cose, dobbiamo essere uniti!

La campanella della fine della ricreazione è suonata, basta chiacchiere da bar. Spieghiamoci meglio: che i tifosi commentino al bar, gioiscano, critichino, si disperino oppure esultino per un risultato è lecito, legittimo e a dirla tutta necessario perché dimostra l’attaccamento, la passione, la “malattia” per la propria squadra. Quel che invece è molto meno lecito è lo spazio che i media napoletani hanno dato, danno e daranno a personaggi di varia natura, regalando un palco, un microfono e una platea a persone rancorose, tagliate fuori dal mondo del calcio e che colgono ogni occasione per cercare i famosi 5 minuti di notorietà a suon di provocazioni, notizie che non sono tali fino addirittura ad inventarsi di sana pianta scoop la cui verifica (perché le notizie dovrebbero essere sempre verificabili ndr) è impossibile.

Rafa Benitez ha detto stop. Ha invitato i tifosi a non ascoltare questi sediziosi opinionisti, procuratori (che poi vai a scoprire essere al limite del dilettantismo), giornalisti con un passato più o meno glorioso e un presente da dimenticare, addetti ai lavori (di vario genere, per carità, c’è da scegliere) che incredibilmente interpellati su un argomento che fa notizia, perché il Napoli fa sempre notizia, colgono l’occasione tirando fuori i retroscena più inverosimili per spiegare una scelta tecnica, una situazione, una partita o uno scenario di mercato.

Avete mai letto o sentito i media milanesi (quelli di Torino neanche li nominiamo) lavorare a prescindere “contro” le società di calcio per orientare il dissenso, generare polemiche praticamente settimanali e di fatto decidere l’umore dei tifosi a seconda del caso? La risposta è no. Non esiste nulla di tutto questo. L’ambiente sportivo e mediatico di quelle città è compatto, il diritto di critica è esercitato quando serve senza sbracare e l’informazione si dimostra complessivamente più matura e meno umorale. Ora è chiaro che i trofei non si vincono soltanto perché l’ambiente intorno a una società è sereno e positivo, ma è altrettanto vero che nessuna squadra ha mai vinto quando il proprio ambiente, la propria città, i propri tifosi erano pronti al linciaggio generale già al 30 di agosto.

La sconfitta di Bilbao è stato un brutto colpo, Benitez l’ha sottolineato usando la parola “addolorati” perché di quello si è trattato, di un dolore. Uscire così dalla Champions League ha fatto male, quel male fisico che gli sportivi conoscono nelle sconfitte. Ma la stagione non è a momenti neanche iniziata, il campionato comincerà domani e ci sono ancora nove mesi da trascorrere insieme, squadra e tifosi, prima di poter fare un bilancio vero e proprio. Benitez, nonostante viva a Castel Volturno isolato dalla città, ha sentito forte e chiaro il rumore delle chiacchiere malevoli proveniente dall’ambiente mediatico napoletano, dove in tanti ad un’analisi lucida e razionale della sconfitta hanno preferito invece alimentare il clima di sfiducia e la rabbia soffiando pettegolezzi, dubbi e incertezze sulla situazione. E’ bene dirlo cari tifosi, c’è chi lucra sui vostri sentimenti, creare dissenso, creare discussioni, fare “trasmissioni speciali” vuol dire far ascolti, pubblicità ovvero soldi, quindi è un business anche quello.

Per tutte queste ragioni l’allenatore spagnolo ha sottolineato più volte l’esigenza del pieno supporto dei tifosi alla squadra, confidando nel fatto che “I nostri tifosi sono intelligenti e ci sosterranno, tutti insieme per una stagione lunga in cui vogliamo fare bene”.

Andrea Iovene
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