Era il San Paolo, sembrava il San Carlo. Benitez aveva chiesto aiuto, i tifosi si sono tirati indietro. Dov’è finito l’inferno azzurro?

Il pareggio interno con l’Athletic Bilbao si porta dietro tanti interrogativi che nelle prossime ore dovranno avere per forza di cose una risposta: troppi i dubbi legati ad un Napoli che la settimana prossima, nell’inferno del San Mames, sarà di fronte al primo vero bivio di una stagione appena iniziata. Era lecito attendersi altro dagli azzurri ieri sera? Forse si, forse no. Chi di certo poteva fare di più, ed ha rappresentato una cocente delusione, è stato il pubblico del San Paolo.

STADIO O TEATRO – Beninteso: chi paga un biglietto per assistere ad una manifestazione, di qualsiasi genere, ha tutto il diritto di fischiare, applaudire o criticare. Nel calcio però, molto spesso questo concetto viene applicato alla fine di una partita: l’empatia che può crearsi tra i tifosi e la squadra durante la gara, può essere un fattore determinante ai fini del risultato. Proprio quello che succede(va) a Napoli: il San Paolo è stato spesso trascinatore, il Napoli ha costruito tra le mura amiche imprese scolpite nella memoria. “Come l’inferno dantesco”, titolò l’Evening Standard il giorno dopo la cocente sconfitta che il Mancheser City subì a Fuorigrotta in Champions League: quella sera il San Paolo fu determinante. Rappresentò la linea di discrimine tra la vittoria e la sconfitta, portandosi il Napoli al di qua della prima. Senza voler per forza tornare ai tempi in cui un riccioluto argentino regalava sogni e scudetti, dinanzi ad un pubblico che era considerato il migliore d’Italia e tra i migliori in Europa, basta ricordare quanto i tifosi azzurri siano stati determinanti negli anni bui della serie C e della serie B. Non c’era storia, il San Paolo era una fortezza invalicabile. Agli avversari tremavano le gambe. Quello che non è successo, al di là delle dichiarazioni di circostanza, a Muniain e compagni ieri sera. Loro, abituati a giocare in uno stadio che crea tensione – positiva per l’Athletic, negativa per gli avversari – avranno pensato di esibirsi davanti ad un pubblico da lirica più che da calcio. Perchè una cosa è certa: ieri sera anche il San Paolo non ha fatto il San Paolo.

TRA FISCHI E INCOMPRENSIONI – Eppure le emozioni avevano fatto capolino in curva B all’inizio del match. “Non è un saluto ma un eterno tributo… Sventola il tuo nome nell’azzurro del nostro cuore”: lo striscione posto sulla balaustra dell’intero settore a corredo di una toccante coreografia che scriveva il nome del tifoso azzurro morto a Roma in tutto lo spazio della curva. Ma i brividi e quella tensione positiva che accompagna le partite del Napoli sono andati scemando man mano che la gara andava avanti. Il gol di Muniain, al 40′ del primo tempo, ha zittito lo stadio. Gli azzurri hanno subito il colpo, i tifosi hanno fatto peggio. Invece di provare ad incoraggiare la squadra, a trascinarla – proprio come succedeva una volta – si sono ammutoliti, e alla fine del primo tempo sono piovuti fischi fragorosi all’indirizzo degli azzurri. Per non parlare di quanto accaduto con Insigne. Che ha sbagliato – su questo non si discute – a rispondere provocatoriamente e a lanciare la maglia in panchina. Ma che ormai sembra essere diventato il capro espiatorio di tutte le cose negative: la prestazione di Hamsik è stata uguale, forse leggermente inferiore, a quella di Lorenzo, eppure lo slovacco è uscito tra gli applausi. 

RABBIA CONTRO LA SOCIETA’ – Un’interpretazione larga di quanto accaduto ieri sera può portare a dire che quei fischi rappresentavano la rabbia verso la società, rea di non aver rinforzato la squadra in vista di questo preliminare. Seppure fosse così, bisognava aspettare la fine della partita per palesare questa collera. Non è un caso che dopo il gol di Higuain, l’Athletic sia andato in confusione totale. Per dieci minuti il San Paolo ha fatto il San Paolo stordendo i baschi, con il Napoli che ha prodotto tre nitide occasioni da rete. E pensare che alla vigilia proprio Rafa Benitez aveva chiesto l’apporto del pubblico: “Sarà fondamentale per noi”. Non lo è stato. E un altro interrogativo si aggiunge ai tanti che accompagneranno il Napoli in questi giorni.

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