“Il Napoli non c’è più”. Quel 2 agosto che nessun napoletano dimenticherà…

Perdere la propria squadra del cuore, fino ad un decennio fa, era un qualcosa di impensabile, di inimmaginabile. Il calcio moderno però, tra crisi economica e di valori, ha abituato gli appassionati di calcio e gli addetti ai lavori a veri e propri fallimenti clamorosi. Veder sparire la maglia da sempre amata, giusto per ribadirlo, è una perdita dolorosa, inspiegabile per qualsiasi “sano di mente” che riesce a dare poca importanza ad un pallone che rotola sul terreno di gioco.

A Napoli, nella città che più di ogni altra in Italia vive di pane e calcio, gestioni societarie scellerate e ripetute negli anni hanno portato i tifosi partenopei a vivere sulla propria pelle la fine, la morte, il fallimento del club azzurro. Il 2 agosto 2004, la settima sezione del Tribunale del capoluogo campano, dichiarò morto il Napoli dell’allora ex presidente Naldi. Lo sconforto più totale regnava tra le strade della città che ha visto giocare a casa propria il calciatore più forte di tutti i tempi. Il Napoli non c’era più e la parola “futuro” non poteva essere pronunciata perché metteva paura ed angoscia nell’animo dei tifosi. Un futuro, insomma, non esisteva o quantomeno non era minimamente pronosticabile.

Un mese di lenta ed inesorabile agonia fu dunque quell’agosto 2004, fino alla venuta settembrina del presidente Aurelio De Laurentiis, il quale spazzò via le offerte economicamente irrisorie (rispetto ai suoi 30 milioni di euro messi sul tavolo del curatore fallimentare) di Gaucci e Pozzo e si appropriò della società partenopea.  Da allora sono passati esattamente dieci anni e la situazione, nonostante le critiche di una piccola fetta di tifosi, è stata completamente capovolta. Dal tribunale al Paok Salonicco, passando per l’indelebile ricordo di Ciro: serata dalle mille emozioni contrastanti per il ritorno degli azzurri al San Paolo…

Antonio De Filippo

 

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