Xavi Valero: “Rafael ha grandissimo talento, è intuitivo e creativo. Benitez? Un professionista come pochi”

“I portieri sono come dei bambini, apprendono con il gioco e
con la pratica”.
Sembra il discorso di un medico pedagogo,
di uno studioso del metodo Montessori. E infatti lo è: perché Xavi Valero, 41 anni compiuti a febbraio, gigantesco preparatore dei portieri del Napoli, è laureato in Pedagogia (oltre che in Filologia inglese). È l’unico del gruppo di spagnoli alla corte di Rafa a vivere al centro della città, a piazza dei Martiri. E non perde un pomeriggio, di quelli che Benitez concede di libertà, per visitare una delle bellezze di Napoli con la moglie Diana, la figlia Maya di 4 anni e portando
sulle spalle la piccola Lina di 13 mesi.

Xavi, ci spiega meglio la storia dei bambini e dei palloni?
“Io faccio così: metto il mio portiere davanti un certo tipo di problema e aspetto che lui trovi la soluzione da solo. Se lo
fa, bene. Se ripete l’errore, intervengo. Esattamente come si fa
con i propri figli. Così si sviluppano potenzialità e creatività”.

Interessante. Con Rafael è semplice?
“Facilissimo. Perché lui è un portiere che è sempre al cento percento della concentrazione. Dal primo all’ultimo minuto: gran parte del lavoro con un portiere è psicologico, bisogna fare in modo che non abbia mai cali”.

E per il resto?
“Il settanta per cento del suo lavoro è con la squadra. E solo il resto deve essere una esercitazione specifica. Perché il portiere è uno degli undici che va in campo: anche lui attacca, anche se resta nella sua metà campo, avanzando, prendendo parte alla
circolazione della palla”.

Lei è il veterano dello staff di Benitez?
“Sì, sono quello che sta da più tempo. Capisco che vorrei fare il
preparatore conoscendo Juan Ochotorena, poi mi rompo un polpaccio e
resto fermo otto mesi. La mia carriera da calciatore finisce qui. Nell’estate del 2007 pensavo di rimettermi a studiare e di diventare professore ma mi chiama Rafa che io avevo incrociato una
decina di anni prima in un Logrones-Extremadura. Mi dice: “Vieni a Liverpool, ti voglio parlare”. Il colloquio durò 10 minuti. Alla fine della giornata mi ritrovai con il contratto. Da allora non ci siamo mai separati”.

La più bella parata di un portiere azzurro nell’ultima stagione?
“Reina al primo minuto della gara allo Juventus Stadium e Rafael che al San Paolo neutralizza il tiro di Guarin dal dischetto del rigore”.

È vero che lei è l’unico dello staff a tifare Barcellona?
“Sì, è un continuo prendersi in giro, perché la maggior parte dello
staff viene da Madrid e la rivalità in Spagna è grande”.

Il suo idolo da ragazzo?
“Senza dubbio Zubizarreta”.

FONTE Il Mattino

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