Scudetto, argomento tabù. L’entusiasmo di De Laurentiis e la calma di Benitez le due facce d’inizio stagione

La nuova stagione è alle porte, un’annata ricca di impegni e di imprese da costruire con sudore e sacrificio. L’estate da sempre è sinonimo di sogni, da inseguire, da rincorrere, da realizzare con tutti i propri mezzi. Sogni che alle pendici del Vesuvio hanno un solo sinonimo: tricolore, quello scudetto che manca ormai da un quarto di secolo. Un traguardo richiesto a gran voce da una piazza affamata, che freme dalla voglia di culminare con il titolo questa galoppata iniziata proprio dieci anni fa nella stagione 2004-2005, dopo aver superato l’onta di un fallimento, rialzandosi da un baratro chiamato Serie C e tornando, passo dopo passo, dove più le compete.

Parola di presidente – A farsi portavoce di questo unanime pensiero, a raccogliere il battito degli oltre sei milioni di cuori partenopei non poteva essere che l’artefice di questa rinascita. Il padre della fenice azzurra che è riuscita a risorgere più forte di prima fino a sfiorare i fasti del Napoli dei tempi d’oro. Le parole di Aurelio De Laurentiis valgono più di ogni pensiero sottinteso, di qualsiasi sorriso sornione a favore di stampa e fotografi: “Io lo scudetto voglio vincerlo. Dopo venticinque anni dall’ultimo tricolore, speriamo di riviverlo. Penso che siamo maturi per continuare ad essere forti e a giocarcela fino alla fine. L’anno scorso con i vari infortuni, siamo arrivati terzi e giocato la Champions con onore”. Chiaro, conciso, dritto al punto, frasi forse volte a scacciare i mugugni di una fetta di pubblico ad oggi insoddisfatta di una campagna acquisti non proprio pirotecnica, ma indubbiamente piene di convinzione e consapevolezza dei mezzi di un progetto costruito in dieci anni di impagabile lavoro ed affidato, oggi, in mani sapientissime.

Imperturbabile Rafa – Un entusiasmo contagioso, riscontrabile nelle parole di un figlio di Napoli come Lorenzo Insigne, un ragazzo che con i suoi pregi e i suoi difetti trascina in campo tutto quell’ardore tipico del tifo partenopeo: “Lo scudetto è il nostro obiettivo. Dobbiamo continuare come lo scorso anno e ci dobbiamo impegnare tutti insieme. Quest’anno possiamo aver la mentalità vincente che ci è mancata la scorsa stagione”. A gettare acqua sul fuoco però c’è un pompiere proveniente da Madrid, il tecnico azzurro, Rafa Benitez, scafato maestro di calcio dall’esperienza impareggiabile, che quest’anno ha deciso di non ripetere gli “errori” di comunicazione della stagione scorsa. I proclami ricchi di ambizione hanno lasciato spazio ad una pacatezza e ad un basso profilo: “Qualcuno parla di Napoli favorito per lo scudetto ma non è vero. In partenza ci sono Juve e Roma che l’anno scorso sono arrivate davanti a noi. Poi ci sono anche rivali quali Inter, Milan, Fiorentina. Noi non facciamo la corsa su nessuno ma portiamo avanti la nostra idea di gioco per esprimerci al massimo e vincere quanto più sarà possibile”. Frasi nelle quale però non sarebbe giusto estrapolare una bassa fiducia nel proprio gruppo e nel progetto, bensì il semplice risultato di una esperienza maturata in riva al Golfo. La piazza partenopea è in grado di dare motivazioni elevatissime ma le pressioni non sono certo da meno, e la distanza abissale da Juventus e Roma nel corso dello scorso campionato non è stata di certo accolta di buon grado in maniera unanime. Del resto i maggiori risultati della folgorante carriera del tecnico spagnolo sono stati colti da outsider (Valencia e Liverpool) un pizzico di scaramanzia dunque unita ad una chiara strategia comunicativa, nella convinzione che le pressioni sia meglio accollarle alle dirette concorrenti, lasciando i propri ragazzi tranquilli ed in grado di dare il massimo.

Propositi dunque all’apparenza diversi, un Napoli che in questo primo scorcio d’annata appare quasi come un Giano bifronte, ma solo all’apparenza, l’obiettivo è univoco e nel mirino.

Edoardo Brancaccio

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