Candidature FIGC, Macalli si scaglia contro Agnelli: “Ha solo il cognome. Senza quello sarebbe in fabbrica…”

La domanda, retorica, scatena l’attacco più duro: scusi, presidente Macalli, ce l’ha mica con Andrea Agnelli? Pesante, pesantissima la risposta del numero uno della Lega Pro: «Quando io vado a lavorare, produco e pago le tasse. La sua famiglia ha spolpato l’Italia, non sono unti dal Signore. Hanno solo il cognome e senza quello, forse forse, andrebbero in un tornio ogni mattina e vediamo quanti pezzi producono in un’ora. Io mangio a casa mia. Non vado a mangiare con i soldi del governo italiano». Una risposta, oltretutto, che appare un po’ fuori contesto: segue alle parole pronunciate ieri dal presidente della Juventus sul futuro del calcio, solo che Andrea Agnelli, dovendo puntare il dito contro qualcuno da “rottamare”, lo aveva fatto contro Tavecchio, presidente della Lnd e candidato alla presidenza Figc, oltre che contro il presidente dimissionario Abete. 

LA POLEMICA – Prima di rincarare la dose parlando a margine della conferenza stampa di presentazione del calciomercato, Macalli aveva già polemizzato durante il suo intervento. E si era capito benissimo che le sue parole – oltre a un certo risentimento nei confronti di stampa e tv – erano una risposta alle dichiarazioni di Andrea Agnelli. «I presidenti fanno giocare il 65% di stranieri e poi vogliono che si vinca il Mondiale. Vogliono la squadra B, poi quella C, D… Vorrei che queste persone venissero a parlarci. Il ct? Fino a un mese fa avevamo una persona perbene, all’improvviso è diventato un mascalzone. Questo rovina il calcio». Macalli non risparmia la Serie A nel suo complesso: «Quelli che vogliono darci lezioni sugli stranieri, sono quelli che hanno bloccato per due anni il lavoro di Abete. Io sto con Abete, dispiace che se ne sia andato da questo mondo. Chi lo accusa di nefandezze dimentica che il risultato dipende da chi gioca e non da chi organizza. La Germania? Agli Europei ricordo che l’abbiamo battuta: lì eravamo bravi, ora siamo stupidi. Ero seduto in Consiglio Federale e per un anno e mezzo non ho visto i rappresentanti della A perché volevamo un extracomunitario in più. Ora, invece, ci fanno le lezioni sugli italiani: parlano per dare aria alla bocca». 

CANDIDATURE – A chi auspica un rinnovamento del calcio anche a livello istituzionale, lasciando largo ai giovani, Macalli risponde in maniera piccata: «Chi ha la gioventù, ha un vantaggio: essere più giovane degli altri. Ma ha uno svantaggio: non sa se raggiungerà l’età dell’anziano… Funziona così: uno si presenta con un programma, se prende i voti governa altrimenti va a casa. La Lega Pro cosa farà? Decideranno le società secondo il loro volere».

Fonte: Corriere dello Sport

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