Dries Mertens, la storia insegna

Una bordata sotto la traversa e tutti a casa. Algerini, sogni africani e tifosi arrivati dall’altra parte del mondo. Il Belgio c’è, con difficoltà. Ma c’è. E c’è soprattutto Dries Mertens, il vero capolavoro azzurro. L’acquisto migliore, la sorpresa, la pedina a cui, oramai, non puoi più rinunciare.

Perché dobbiamo dircelo senza nasconderci nulla: Dries Mertens è stato uno degli acquisti più azzeccati della coppia Bigon-Benitez. Veloce, geniale, potente: un folletto belga che fa quello che vuole. Creativo e determinante. Pagato poco pià di 12 milioni di euro, oggi ne vale 20, o forse più.

E pensare che qualcuno, appena un anno fa, l’aveva definito un “ballerino”, “uno sfizio di De Laurentiis”. “Ma come si fa? La Juve prende Tevez a 10 milioni e noi prendiamo questo signor Mertens?”. Sacrilegio!

La sua rivincita, il signor Mertens, se l’è presa durante il campionato. In maniera lenta, ma determinante. La partita col Torino al San Paolo, ad esempio: 8 in pagella, migliore in campo senza un assist nè una rete siglata (ci pensò Higuain, con una doppietta di rigore). E poi la perla a Firenze, quell’uno due che è ancora così bella da vedere e da ricordare. E ancora Verona, un tiro a giro in uno spazio imprevedibile. E la finale di Coppa Italia, con il sigillo definitivo. E ora il Mondiale, con una staffilata a collo esterno che ti fa stare bene solo a guardare il replay.

Insomma, la storia del signor Mertens può servire a molto. E può fare anche da insegnamento per i tanti, troppi, che giudicano il mercato del Napoli quando questo è appena cominciato. Perché nella vita, cari amici, bisogna aspettare. E noi lo facciamo con fiducia.

Raffaele Nappi

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