SPAZIO MONDIALE – Parte il Mondiale del Brasile favorito, delle tante outsider e delle proteste popolari!

Alla fine le parole vengono sempre meno e lasciano, come è giusto che sia, lo spazio ai fatti. E i fatti nella giornata odierna dicono che finalmente il campionato mondiale di calcio può iniziare. Siamo in Brasile, la meta del calcio, un luogo romanticamente suggestivo soltanto per i suoni e per le immagini che sentiremo nelle prossime quattro settimane. Quasi tutto l’intero pianeta si fermerà a partire dalle 21:50 di questa sera ed ogni appassionato inizierà un percorso personale e collettivo allo stesso modo nella competizione più famosa che esiste.

Questi campionati mondiali sono affascinanti sotto diversi punti di vista e sicuramente hanno già fatto molto parlare, ancor prima del fischio dell’arbitro. Iniziando dall’argomento più interessante, i padroni di casa sono favoritissimi ai blocchi di partenza. Le agenzie di scommesse valutano il Brasile campione del mondo a tre volte la giocata, una quota bassa se si pensa a competizioni di questo livello. “Nemo propheta in patriam”, dicevano gli antichi latini e la verità è che mai come questa volta, il mondiale è apertissimo. Rispetto a Sud Africa 2010, quando avevamo la Spagna come unica pretendente al trono, in questa occasione sono almeno quattro le formazioni che sono approdate a Rio con l’intenzione di mettere le mani sul trofeo. Oltre ai verdeoro, ci sono gli argentini di un Messi, desideroso di dimostrare il suo valore anche in nazionale. che in caso di trionfo causerebbero lo shock più forte della storia sportiva;  c’è la Roja di Del Bosque che punta ad un esageratissimo “double double” e c’è la Germania, forse la squadra più competitiva e quella più tecnica. Sbilanciandomi, se avessi 10 euro da buttare via, punterei proprio sui tedeschi. Sono arrivati terzi nel 2006 e nel 2010 e la Bundesliga è il campionato che è progredito di più in questo quadriennio, due motivi per cui in questo giro potrebbero fare jackpot. Il problema, sportivo ovviamente, di questa manifestazione è che ci sono molte outsider, solo due fuoriclasse in campo – ed uno di questi è Ronaldo che trascina un Portogallo molto povero –  e tanti fattori secondari (clima, enormi spostamenti, time out, i soliti supplementari e rigori). Per questa ragione, l’Italia non è spacciata, a condizione di battere l’Inghilterra nella sua prima, in una finale anticipatissima per Prandelli. Gli azzurri potrebbero trovare favorevole il ruolo di inseguitrice, cosa già fatta all’Europeo 2010 finito solo all’ultimo scoglio. Tra le sorprese tutti si aspettano il Belgio – che a questo punto non è nemmeno più una sorpresa – e la Colombia. Sono due squadre che possono andare lontano, ma c’è da fare attenzione anche al Giappone di Zac che l’anno scorso in Confederations  ha giocato splendidamente. Vedo tecnicamente indietro l’Olanda e la Francia. I transalpini possono fare grandi cose con i campioni che hanno, ma devono trovare il gruppo e per loro questa è la cosa più difficile. Gli orange iniziano con il replay della finale di quattro anni fa, ma a differenza della Spagna, loro non sono più quella macchina schiacciasassi – ed anche molto ben fornita di sorte – del 2010. Le africane sono dietro e chissà se proprio quando nessuno le aspetta, riescono a fare l’exploit.

Politicamente parlando, questo mondiale si apre nel peggiore dei modi, con la Fifa che si sta difendendo con imbarazzo dall’accusa di corruzione per Qatar 2022. E’ un immagine sporca, degna della figura più italiota in ambito di grandi opere, soprattutto per i nomi che annovera. Basta soltanto pensare che tra i “sospettati” c’è anche lo stesso Platini, che in Europa si sta battendo proprio contro gli sceicchi di Man. City e Psg per il Fair Play Finanziario. Il “Qatar gate” è un affare che non fa bene al mondo dello sport, ma allo stesso tempo rivela tutta la crudeltà e il poco romanticismo che si cela dietro il gioco del pallone.

Proprio sul romanticismo, avevano puntato Fifa e governo brasiliano per questi mondiali. Il problema è che a quanto pare alla gente non basta più stare indietro ad una sfera che rotola. Il Brasile non è più quella nazione sull’orlo del fallimento dopo il Maracanazo. Le cose dalla “fine del mondo” sono abbastanza cambiate. A Rio si sta assistendo ad uno degli sviluppi economici più grandi degli ultimi 100 anni. Il paese sta passando da una politica rudimentale ad una fortemente industrializzata e tutto ciò provoca non pochi problemi nel substrato sociale. Non dobbiamo stupirci se un sondaggio di maggio ha rivelato che il 56%  non è d’accordo con questa organizzazione globale. Le masse si stanno mobilitando e lo stanno facendo a gran voce – e lo faranno ancor di più probabilmente tra due anni per l’evento maximus, i Giochi Olimpici – perché giustamente hanno il diritto ed il dovere di far leva sul loro disagio popolare. Si parla di oltre 10 miliardi per la costruzione degli stadi e delle strutture limitrofe, 10 miliardi che si potevano investire sulle politiche sociali, sulle piccole medie imprese e su un diverso sistema energetico. Gli impianti, che sono stati fatti ex novo, non saranno delle cattedrali del deserto come lo sono invece per il Sud Africa – e come lo potrebbero essere per il Qatar – ma non avranno la necessità di esistere in un posto che ha bisogno di più liquidità da dare ai suoi cittadini. La cantilena dell’evento globale che porta crescita non ha fatto breccia, e i precedenti non sono certo confortanti. In Sud Africa, dopo il 2010, il paese è in decrescita; Londra sta pagando ancora i debiti dei suoi Giochi e certamente meglio non se la cava la Grecia dopo le Olimpiadi del 2004. La paura che si ha in Sud America è che due manifestazioni di questa portata in due anni potrebbero prosciugare le casse di un paese in via di sviluppo e potrebbero mandare una nazione in fallimento, anche senza una finale persa nel più crudele dei modi.

Il Brasile sa come organizzare qualcosa di grande e l’abbiamo visto lo scorso anno con la maxi visita di Papa Francesco. Il Brasile organizzerà sicuramente qualcosa di grande e di storico, un qualcosa che sarà assolutamente da vedere e da documentare, nella speranza che tra dieci anni non sarà tutto dimenticato…

Buon mondiale a tutti!!!

 

Gennaro Sgambati

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