Cannavaro: “Insigne e Immobile orgoglio di Napoli! Finalmente ritorno a vivere nella mia città”

Fabio Cannavaro ha rilasciato una lunga intervista a Il Mattino, ritornando sul Mondiale del 2006 e sui suoi progetti futuri.

Ha spiegato a Buffon come si solleva la Coppa del mondo al cielo?
«Lui lo sa bene come si fa. Ha vinto tanto, ha vinto la Champions, è uno dei pochi di questo gruppo italiano che ha saputo primeggiare in Europa collezionando trofei. Ha la mentalità dei vincenti».

Però pure lei è andato via.
«Con la Juve, il Parma e l’Inter avevo vinto qualsiasi cosa e ho lasciato l’Italia per andare nel Real Madrid, una squadra che ha qualcosa di mitologico per chi gioca a pallone. Ora in tanti vanno via solo per guadagnare più soldi. E questo non va bene».

Mica si è trasferito gratis in Spagna?
«Sono andato via perché avevo voglia di crescere ancora, di mettermi in discussione, imparare nuove lingue, vedere come si vive fuori dal nostro Paese. E credo di aver fatto la cosa giusta anche dopo, quando sono andato a vivere a Dubai e dove ho cominciato a quasi 40 anni a studiare l’inglese consapevole che non ne potevo fare a meno».

 E i risultati?

«Discreti, nella comprensione. Un po’ meno nel parlarlo. Forse è stato quasi più facile vincere il Pallone d’oro che imparare l’inglese. Ma in fondo mi capiscono: quelli dalla Bbc- I tv mi hanno visto in uno studio di Al Jazeera e hanno pensato che potessi andar bene come commentatore nella tv britannica. E mi hanno ingaggiato».

Niente male. E sabato notte come la mettiamo con Italia-Inghilterra?
«Un bel guaio. Proverò a essere il più”british” possibile, ma non penso che vi riuscirò più di tanto: Buffon,Pirlo e DeRossi sono ancora un pezzo di quella Nazionale fantastica e la nostalgia può fare brutti scherzi. Grazie a loro e a tutti gli altri ho coronato il sogno che avevo da piccolo e la notte la coppa me la sono portata a letto e l’ho cullata come un bimbo per ore».

Di quella squadra che trionfò in Germania lei fu, oltre che capitano, baluardo e fotografia, anima e cuore: Insigne o Immobile possono diventare il Simbolo di Brasile 2014?
«Lo spero tanto. Sono l’orgoglio di tutta Napoli: per chi vive dalle nostre parti, è più difficile emergere. È un problema di strutture e di possibilità. Ma quando arriviamo dove sono arrivati Ciro e Lorenzo diventiamo esempio per tutti: i ragazzini napoletani ci guardano e capiscono che è possibile emergere anche per loro, nel calcio come nella vita»

Adesso torna a Napoli, è vero?
«Sì. Finisco il Mondiale e torno a vivere nella mia città dopo un bel po’di anni. Anche perché dopo aver vinto tre cause in tribunale posso finalmente andare ad abitare nella mia villa di Posillipo. Me ne hanno fatte passare di tutti i colori per quei lavori».

Chiaramente fino al 2016. Perché, si dice, poi dovrà prendere il posto di Prandelli.
«È una ipotesi che non mi spaventa ma mi inorgoglisce. Non è un mistero che il mio legame con la Federazione è solido:io ho la mia esperienza internazionale, le mie idee e ancora tanta voglia di mettermi in discussione».

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