L’editoriale di Alessia Bartiromo: “Ma in realtà, cosa avrebbe dovuto fare di più Rafa Benitez?”

Oggi è il Rafa day, inutile negarlo. Tra mercato, Mondiali alle porte e tutto ciò che distoglie l’attenzione dalla nostra cara vecchia serie A, il mio pensiero è rivolto tutto al nostro allenatore. Quell’ometto spagnolo paffuto e rassicurante dalla voce calda, che incanta quando parla di tattica, di statistiche ed ha rivoluzionato in pochi mesi il Napoli tutto, a partire dagli uomini per finire al modulo. Stamattina ho stilato una lista delle qualità che il tecnico azzurro ha in più rispetto a tanti colleghi che operano nel panorama sportivo italiano e mondiale, soffermandomi sulla sua grandissima umiltà: strano, dovrebbe essere una peculiarità di ogni grande uomo eppure, nella vita così come nello sport, chi ha vinto tanto spesso è spocchioso, con poca voglia di continuare costantemente ad imparare e quindi a primeggiare. Benitez non è così e ciò lo rende unico nel suo genere: sempre disponibile con noi addetti ai lavori, sembra più un pater familias, di quelli che però quando c’è da rimproverarti non ci pensa due volte. Non il papà che vizia i figli insomma. Quello che li coccola ma che sa dire di no quando serve, bastone e carota, insomma.

Potrei continuarne a tessere le lodi per ore: Rafa mi ha davvero rapito ed è per questa ragione che non capisco i disfattisti, coloro che forse per il mero criticare, ancora non credono che sia l’uomo giusto per Napoli e per il Napoli. Si cari amici, vi leggo e vi ascolto per le strade: siete ancora, tanti, troppi e spesso non vi capisco. La domanda che riecheggia nella mia mente stasera, è la seguente: cosa avrebbe dovuto fare Benitez di più per godere della vostra stima? Avrebbe potuto passare il girone di Champions League, è vero. Ma è stato il primo caso della storia della blasonatissima competizione che una compagine è stata eliminata con 12 punti, alla stregua della capolista e della seconda forza del gironcino.  La fortuna ha voltato le spalle al Napoli, questo è poco ma sicuro, anche perché più di quello che è stato fatto forse proprio non si poteva. Parliamoci chiaramente: gli azzurri la Champions non l’avrebbero vinta e non sarebbero neanche arrivati in semifinale. L’unico che sarebbe potuto essere arrabbiato a riguardo doveva unicamente essere il patron De Laurentiis, privato da numerosi e ghiotti introiti. Ma non è questo che lo scoraggia, per fortuna.

Ancora, avrebbe potuto battere il Porto e continuare l’avventura in Europa League. Questo ha più senso, ma ancora non troppo. Amesso che, per una serie di fortunatissime circostanze, il Napoli avesse persino vinto questo trofeo, i vostri nasi sarebbero ancora storti. Perchè l’Europa League è la sorellastra della Champions, perchè siamo entrati a metà competizione e perchè a noi piaceva solo il The Champions. Non c’è tanta differenza con la Coppa Italia, ma sembra che neanche quest’ultima vada bene. Dimenticando solo per un secondo tutto ciò che di extra calcistico è successo nella capitale, credo sia stato davvero soddisfacente battere Atalanta, Lazio, Roma e Fiorentina, storiche rivali di sempre e vincere per la seconda volta in tre anni l’ambita Coppa. Le finali poi, si devono vincere sempre: non sarebbe stato affatto bello salutare per primi l’Olimpico e lasciare la vittoria nelle mani del team di Montella. Il cerchietto tricolore sulle maglie poi, è davvero carino.

Infine, il campionato. E’ vero, tanti punti persi con le “piccole” ma non siamo nuovi a questa problematica. Tutto sommato, siamo arrivati a sette lunghezze da una Roma che non ha disputato Coppe europee e che nel girone di andata è rimasta a lungo imbattuta, la Juventus ha conquistato meritatamente uno Scudetto dei record con ben 102 punti in classifica, centrando una stagione sicuramente irripetibile, con 19 vittorie su altrettante gare allo Stadium. Ci sono anche le avversarie, cari amici tifosi, con il sangue agli occhi. Si gioca in due e gli errori fanno crescere, ancora di più quando si tratta di una squadra completamente nuova, con un allenatore nuovo, un modulo rinnovato e tante innovazioni da assimilare. Insomma, credo che non considerare Benitez l’uomo giusto al momento giusto sia un oltraggio. Così come il considerare la stagione azzurra fallimentare. Se ricordate ciò che è stato poco più di dieci anni fa, rivaluterete l’idea di flop e penserete ancora una volta che è vero che il meglio debba ancora venire.

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