L’editoriale di Antonio De Filippo: “Giustizia sportiva, questa sconosciuta”

Vedere e (soprattutto) ascoltare i bambini allo stadio San Paolo nell’ultima giornata di campionato è stato emozionante. Vedere poi, passando lo sguardo dai distinti alle curve, tutti quei sediolini vuoti è stato deprimente. La giustizia sportiva, ancora una volta, ha dimostrato tutte le sue lacune.

Nel comunicato post Roma si parlava principalmente di tifosi della “curva A”, ma (a differenza di quanto accaduto durante l’anno per tutte le tifoserie avversarie) ad essere chiuso è stato l’intero stadio. Una delle cause che ha scatenato la severa punizione è stata la maglia con la scritta “Speziale libero” che tanto ha fatto discutere anche l’intera classe politica italiana, la quale giustamente non ha altri problemi per la testa. Allo Juventus Stadium però, in occasione di Juventus-Cagliari, le offese verso Raciti si sono susseguite e sono state chiarissime, così come lo striscione dei tifosi romanisti, durante Roma-Juventus, che inneggiava Daniele De Santis. Risultato? Nessuna punizione esemplare. Sì, avete letto bene: NESSUNA.

Il mio non è populismo o vittimismo, ma una amara considerazione che parte da dentro. Perché, nel 2014, vengono ancora usati due pesi e due misure? Perché Berlusconi può dire “Scajola non andava arrestato” ed entrare normalmente negli stadi, mentre Gennaro De Tommaso, per una maglia discutibile, ma che non comporta alcun reato, deve starsene a casa per 5 anni?

A Roma scene impietose si sono viste all’esterno dell’Olimpico, ma a pagarne è stato il San Paolo ed il popolo onesto che lo vive con una passione impareggiabile. Negli altri casi successivi, invece, a pagare è stato, giusto per ribadirlo, il signor NESSUNO. Ed allora quei bambini che affollavano lo stadio, così come credono in babbo natale, potranno forse credere alla giustizia perché è “grazie” ad essa che hanno avuto l’impianto di Fuorigrotta tutto per loro. Ma noi siamo un po’ più grandi…

Antonio De Filippo

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